In questa pagina parliamo di Ugo Galassi, Ottorino Beltrami, Cornelia Lombardo, Domenico Semeraro, Mauro Caprara e Nicola Colangelo.


di Gianni Di Quattro

Si parla di Olivetti, almeno ne parliamo tanto noi che ci abbiamo lavorato e che la abbiamo veramente conosciuta, si parla di quello che ha rappresentato nel panorama industriale della sua epoca e di quanti valori umani, culturali, civili e sociali ha cercato di mettere nel modo di fare impresa. Valori molti dei quali sono arrivati sino a noi e che molti attenti uomini rileggendo la storia stanno riscoprendo e persino rilanciando. Ma quella Olivetti, quella splendida azienda, era fatta da uomini e da uomini di valore, perché Adriano Olivetti credeva nel merito, nel valore e assumeva ogni persona di talento che incontrava, dovunque la incontrava, e aveva dato un particolare significato alla Direzione del Personale cui cambiò il nome in Direzione Risorse Umane, la prima azienda nel nostro paese che lo fece.
Questa direzione aveva il compito di creare e amministrare quella che secondo Adriano era la risorsa principale dell’impresa, il valore principale, gli uomini. Per questo tale ufficio era costituito da importanti protagonisti culturali e professionisti selezionati con molta cura e spesso personalmente dallo stesso Adriano, per questo ha sempre avuto e un po’ ha mantenuto nel tempo una grande tradizione di valore. Di questi tempi se ne riparla di questo anche in relazione a quello che sta succedendo nel mondo del lavoro, alla cultura della nostra società e ai nuovi orientamenti dei giovani.

Propongo pertanto di parlare di alcuni uomini Olivetti e voglio cominciare con due, molto diversi tra di loro nel carattere e nel tempo, ma entrambi di grande importanza per l’azienda e due umanità straordinarie. Ma poi vorrei continuare con tanti altri mano a mano che mi vengono a mente e magari sperando nei suggerimenti degli amici. Che ne dite? Può valere la pena ricordare? Sarebbe interessante ricevere segnalazioni e suggerimenti, ma anche descrizioni di uomini Olivetti da parte di tutti voi. (scriveteci a info@olivettiani.org)


Il primo è Ugo Galassi. Un milanese pragmatico, grande lavoratore con un grande carisma, l’inventore della struttura commerciale Olivetti prima in Italia e poi riprodotta in tutto il mondo. Fece assumere una grande quantità di ragazzi diplomati e laureati, creò e sviluppò la prima scuola di formazione commerciale a Firenze, inventò un modo di suddividere il mercato, inventò una metodologia di lavoro, creò un sistema, in altri termini. Ci furono uomini che lo aiutarono molto come Espanet, che poi fu anche capo area, e Giovanni Bocca che creò l’ufficio di controllo statistico dell’andamento delle vendite. Le sue riunioni autunnali a Firenze quando riuniva i direttori di filiale e i responsabili commerciali di primo livello per definire le linee di budget dell’anno a venire erano proverbiali. Le sue capacità di motivare tutti, di far capire ed accettare qualsiasi piano ambizioso come fattibile, attraverso una grande esibizione della logica che stava sempre a cavallo tra la sfida al futuro di ciascuno e la necessità di dimostrare la propria capacità con la validità concreta e innovativa della realizzazione dei piani illustrati.
Ugo Galassi è certamente stato uno dei grandi inventori della Olivetti, uno dei principali collaboratori di Adriano. I suoi rapporti con il mondo eporediese non sono mai stati buoni, Ivrea gli attribuiva la colpa di volere indirizzare le produzioni e le ricerche in funzione degli andamenti del mercato e della capacità distributiva della rete. Perché Galassi aveva una grande capacità di capire il mercato, uno strano senso che gli consentiva di prevedere dove il mercato, dove i clienti si sarebbero orientati e perché.
Fu poi mandato in America quando fu acquisita la Underwood, tornò e fu mandato a Ivrea a fare un mestiere che non era il suo, intanto Adriano era morto e lui diede le dimissioni. Si creò una nuova strada in un importante gruppo industriale veneto.


Il secondo è Ottorino Beltrami. Un toscano, anzi un pisano, che ha girato il mondo, frequentato tanta gente e tante lingue, ma che ha sempre mantenuto il suo toscano che per lui era più che un idioma, era un sistema di comunicazione. Un uomo molto intelligente, brillante, molto astuto, capace di grandi relazioni, un grande professionista, una grande umanità.
La prima parte della sua vita si è svolta in marina dove è arrivato a comandare un sommergibile cui rimase per tutta la vita legato. Sulla sua scrivania in tutti i suoi uffici non mancava mai la fotografia del suo sommergibile.
Mutilato di guerra, dopo la marina conobbe Adriano Olivetti ed accetto la sua offerta, Adriano si era accorto che Beltrami era un vero talento. Entrò nella Olivetti Bull dopo un corso superato brillantemente a Parigi, in breve tempo ne divenne Direttore Generale sostituendo Marcello Ceccoli. Dopo la Olivetti Bull curò la fusione con il Servizio Calcolo Elettronico, il cui capo era Elserino Piol, e con il Laboratorio di Borgolombardo, che era momentaneamente gestito ad interim da Roberto Olivetti dopo la morte di Mario Tchou, creando la Divisione Elettronica, divenendone Direttore Generale.
Dopo dieci anni di sua attività in Olivetti Bull e  in Divisione Elettronica gli impianti presso clienti nel nostro paese erano circa mille, l’organizzazione aveva una struttura commerciale di grande valore, una struttura di assistenza altrettanto. Poi ci fu il gruppo di intervento e la Divisione Elettronica fu venduta alla General Electric e Beltrami divenne amministratore delegato della nuova società che poi divenne in pochi anni Honeywell.
A questo punto Beltrami lasciò e fu sostituito da Carlo Peretti e lui divenne prima direttore generale di Finmeccanica e poi Presidente SIP. Fu poi chiamato da Visentini a fare l’amministratore delegato della Olivetti in sostituzione di Roberto Olivetti e di Guido Jarach ed in cinque anni riuscì, grazie alla collaborazione di Marisa Bellisario che aveva voluto con sé, a trasformare l’azienda da meccanica in elettronica recuperando il tempo perduto. Lasciò quando l’azienda fu venduta a Carlo De Benedetti non accettando soluzioni di compromesso. Divenne Presidente di Assolombarda, consigliere d’amministrazione di Cariplo e di tante altre società.
La sua  carriera manageriale è stata dunque molto lunga e variegata, sempre piena di risultati positivi e si può dire che Beltrami abbia lasciato un segno nel sistema imprenditoriale del paese. Per Olivetti è stato un grande manager che ha occupato posti di rilievo in momenti critici, nei quali senza di lui l’azienda avrebbe avuto molti problemi. Un’ultima cosa ma di fondamentale importanza su Ottorino Beltrami: era un uomo molto coraggioso.


Cornelia Lombardo, una testimone dei Servizi per l’infanzia olivettiani
Inviato da Giuseppe Silmo

Cornelia Lombardo, pronunci il suo nome e tutti sanno di chi stai parlando, era nata a Saluzzo, cui è stata sempre molto legata. A Roberta Garruccio che l’ha intervistata, alla fine del lungo colloquio disse: “No, non ho il coraggio di lasciare Ivrea. Qui mi conoscono tutti. Quando esco, mi salutano. Ritrovo tante persone…”. Più che una persona conosciuta “la Lombardo”, com’era chiamata, incarnava il simbolo di una grande stagione vissuta da migliaia di persone.
Assunta nel 1950 direttamente da Adriano Olivetti, come assistente sociale, a diretto riporto della Presidenza, è andata in pensione nel 1981 continuando a fare consulenza per l’Azienda nei successivi quattro anni. Dopo due anni dalla sua assunzione Adriano creò l’Ufficio Assistenti Sociali, di cui Lombardo divenne responsabile. In questo contesto si occupò delle situazioni disagiate delle lavoratrici e dei lavoratori, interessandosi anche dei loro problemi di salute, in particolare, in collaborazione con il medico di fabbrica, dei casi di tubercolosi. Incarico che lasciò nel 1962, quando assunse la Direzione dei Sevizi Sociali all’Infanzia.
Dire “la Lombardo” significa dire asili nido, scuole materne, colonie marine e montane, i “pre-campeggi” per i ragazzi dai 12 ai 15 anni, in maniera più succinta, tutto ciò che concerneva i servizi per l’infanzia. La Direzione era una vera e propria azienda nell’Azienda con centinaia d’impiegati e operatori a vari livelli: solo di puericultrici per i nidi, la Lombardo ricordava di averne avute fino a 110. La ricerca continua del livello di eccellenza nel soddisfare le esigenze dei bimbi e dei ragazzi è stato il suo obiettivo, raggiunto con collaborazioni internazionali e nazionali prestigiose come il CEMEA (Centre d’Entraînement aux Méthodes de l’Education Active), che prevedeva anche i corsi di aggiornamento del personale. Obiettivo ampiamente raggiunto, come testimonia la memoria collettiva.
La sua vita di impegno nel sociale non si conclude con la Olivetti, ma continua con il gruppo operativo di Ivrea dell’Aism (associazione italiana sclerosi multipla), di cui è stata l’ispiratrice, la fondatrice e la realizzatrice.
Per noi Spille d’Oro è stata un punto di riferimento costante, partecipando a tutti le riunioni del Direttivo. Come non ricordare quando con grande fatica, ma con grande volontà, aiutandosi con il suo bastone e con l’aiuto di qualcuno di noi saliva le scale del Convento. Il suo compito di Revisore dei Conti lo ha assolto con grande scrupolo fino alla fine dei suoi giorni, solo un mese prima del suo decesso, stanca, ma lucidissima, ha ancora firmato il nostro bilancio. Dopo la morte di Mario Caglieris ha guidato con discrezione, ma con lucida visione, la transizione alla nuova presidenza.


Semeraro, medico e uomo olivettiano
Inviato da Giuseppe Silmo

Il 12 aprile 2008 è scomparso nella sua casa di Cisternino di Bari il professor Domenico Semeraro, colui che per tanti olivettiani è stato un punto di riferimento, di conforto e speranza nei momenti del dolore e della sofferenza, oltre che il manager illuminato dotato di particolari doti organizzative dei Servizi Sanitari della Olivetti. Aveva 87 anni appena compiuti. Mario Caglieris mi faceva notare qualche giorno addietro, quando mi ha incaricato di scrivere quest’articolo, che Semeraro ha portato alla Olivetti la modernità scientifica nell’ambito medico. Con l’appoggio di Adriano Olivetti ha disegnato e realizzato un servizio sanitario aziendale, ai tempi di assoluta avanguardia, con particolare attenzione alla medicina del lavoro e all’infortunistica.
Nel 1958 gli architetti Luigi Figini e Gino Pollini realizzano, l’edificio dei Servizi Sociali in Via Jervis proprio davanti alla fabbrica, occupato per metà dai servizi sanitari, pensati e organizzati da Semeraro, corredati di ambulatori medici per le varie specialità (medicina generale, ginecologia, otoiatria, oculistica, odontoiatria), diagnosi (radioscopia, elettrocardiografia ),  e terapia (fisioterapia e aerosolterapia )  e laboratori per le analisi.
Ricordo che allora non si ricorreva ai servizi pubblici per le analisi o per qualsiasi problema medico, tutto era fornito gratuitamente e a un alto livello di professionalità dal Servizio Sanitario di Fabbrica. Vi operavano professionisti di rilievo, sotto l’attenta guida di Semeraro che li sceglieva personalmente. Il personale infermieristico era qualificato e numeroso. Non era un pronto soccorso, com’era ed è inteso il presidio sanitario delle aziende, era più di un ambulatorio medico, era una vera e propria struttura sanitaria. Semeraro ne era non solo il manager, ma il medico più qualificato e prestigioso. Le sue vaste conoscenze nell’ambiente della medicina accademica, e clinica, nazionale ed internazionale, gli permettevano di indirizzare i casi che richiedevano interventi altamente specialistici, da cui sovente dipendeva la vita stessa delle persone, ai centri più avanzati a livello europeo e ai medici più qualificati nel settore specialistico richiesto.
I casi di dipendenti o di loro figli o addirittura di un nipote di un dipendente, come mi ha ricordato Mario Caglieris, inviati per cure o interventi specialistici all’estero non si contano. Tutto assolutamente gratuito a carico dell’Azienda, compreso alle volte il noleggio di un aereo. Personalmente ricordo che durante un mio viaggio di lavoro in Grecia ho incontrato il Concessionario del Pireo, Solomonidis, che mi raccontava che la vita di suo figlio era stata salvata perché la Olivetti aveva provveduto per il ricovero e un intervento urgente in una clinica Svizzera.
Dietro tutto questo c’era Semeraro la sua fitta rete di conoscenze, la sua ampia cultura medica e la sua grande umanità. Cornelia Lombardo, che ho incontrato per la stesura di questo articolo, mi ha sottolineato con particolare calore che Lui si curava indifferentemente dell’operaio e del presidente e che alcune volte aveva assistito personalmente agli interventi chirurgici più impegnativi e rischiosi a cui erano sottoposti dipendenti Olivetti.
Era entrato in Olivetti nel 1952 e trent’anni dopo, nel 1982, aveva lasciato l’Azienda per tornare nella sua Bari. Una Spilla d’Oro come molti di noi a cui va il nostro ricordo riconoscente.


Una testimonianza su Domenico Semeraro
Inviata da Raffaele Delvecchio

Il prof. Semeraro, ricordato giustamente da Silmo, riprese alla fine degli anni ’80 la sua collaborazione in Azienda: in quegli anni ebbi la responsabilità degli Affari sociali, sotto la direzione di Arona e chiesi ed ottenni di avere l’apporto come consulente del professore.
Di quel periodo, che terminerà a metà degli anni ’90, ricordo due avvenimenti topici.
Il primo fu la partecipazione al convegno per il 90° anniversario della Clinica del lavoro dell’università di Milan,la più importante del nostro paese (relatori tra gli altri, il card. Martini, il prof. Mortillaro e il dr. Trentin).
Il secondo episodio ebbe risonanza nella cronaca del ’95. Andò così: a Ferragosto di quell’anno ricevetti una richiesta urgente di Paolo Fiore, collega della Divisione Italia; una coppia di turisti italiani (uno dei coniugi olivettiano) si trovava in grossa difficoltà a Miami. Vittima di una rapina, il marito era stato colpito gravemente dai rapinatori. Trasportato d’urgenza in ospedale era stato salvato dall’equipe chirurgica; a questo punto l’ospedale aveva presentato un conto salatissimo e questi poveretti chiedevano l’aiuto dei Servizi sociali dell’Olivetti. Interpellai Semeraro ricordandomi che dopo la laurea, alla fine della seconda guerra mondiale, si era specializzato negli Usa e quindi conosceva molto bene il sistema sanitario americano. Il suo apporto fu fondamentale e ci aiutò a capire tutti i termini del problema. A questo  punto con il sig. Caglieris chiedemmo l’intervento del dr Mancinelli, il quale riuscì a far triangolare l’Ambasciata americana con l’Asl di Roma fissando i termini di un accordo transattivo con l’ospedale di Miami. E così i nostri colleghi poterono rientrare in Italia con animo sollevato.


Mauro Caprara
Inviato da Mauro Ballabeni

Ho conosciuto Mauro nel lontano 1963 agli albori del mio lungo periodo olivettiano. Ero da poco stato trasferito al laboratorio di Pregnana Milanese nel gruppo di Piergiorgio Perotto e lavoravo al progetto di una macchina contabile a linee di ritardo che sfruttava la tecnologia alla base della Programma 101 (per chi ha vissuto quei tempi la 35 elettronica, un progetto poi abbandonato dopo la cessione della Divisione Elettronica e il nostro rientro a Ivrea).
Un giorno si presentò per farsi raccontare i dettagli del nostro progetto e da lì nacquero nuove idee che portarono successivamente alla nascita dl una sua fortunata creatura, il GE 115.
Mauro era una persona affabile, preparatissima e nacque così una amicizia proseguita nonostante le vicissitudini del periodo successivo, ripresa e approfondita negli anni della sua vita eporediese e ancor più nell’ambito del nostro attuale sodalizio.
Aveva affidato la sua vita di lavoro ad una serie di appunti, che fortunatamente ci ha trasferito e che abbiamo pubblicato a puntate su questo sito e poi stampato in un volumetto (trovate la versione elettronica qui).
Mauro credeva fermamente nei progetti che gli erano affidati, al punto da decidere di lasciare (più volte) l’azienda davanti ad ostacoli insormontabili; molti di noi non lo avrebbero fatto, ma lui era caparbio e credeva in quello che stava costruendo. La sua storia abbastanza turbolenta riflette in pieno le sue capacità tecniche e manageriali ma anche l’amore per l’Olivetti, a cui è tornato come verso una calamita fino a raggiungere l’età della pensione.


Nicola Colangelo
Inviato da Gianni Di Quattro

Un gentiluomo perbene, colto, generoso e pieno di tanta umanità. Intelligente, amante della vita e del vivere, della bellezza, molto preparato e professionale sino alla pignoleria. Amava la forma, il rispetto e l’amicizia. Era cittadino del mondo ed amava con molta passione il suo paese, le sue origini. Dopo la scuola militare di Napoli e la Bocconi di Milano è entrato in Olivetti percorrendo la via italiana dell’area commerciale, poi l’area dei concessionari esteri e dopo una esperienza nel settore del controllo amministrativo delle consociate, divenne direttore di consociata prima  Cile e poi Canada, Gran Bretagna e Spagna prima di divenire il direttore della struttura italiana. Dovunque ha avuto successo, ha lasciato ricordi umani importanti, tante amicizie.  Come responsabile Italia aveva un gran rapporto con i clienti più importanti, ha gestito con mano ferma tutta l’organizzazione, con grande attenzione e rispetto verso tutte le persone. Il successo commerciale è stato notevole ma alla fine Carlo De Benedetti, forse sollecitato anche da apparati eporediesi, decise di cambiargli ruolo. Con grande signorilità e per grande amore verso la Olivetti Nicola Colangelo accettò, per poi dimettersi pochi mesi dopo.  Un gran personaggio umano e di valore per la Olivetti.


(segue)

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