di Giorgio Fiorenza
È mancato in questi giorni Filippo Demonte, una persona di grande valore alla quale Olivetti deve molto del suo successo nel secolo scorso .
L’Olivetti Divisione Elettronica era appena nata, con sede a Borgolombardo, quando il 18 Agosto 1962 incontrai lì per la prima volta in una saletta d’attesa quello che sarebbe diventato l’amico di una vita: l’ingegner Filippo Demonte, Pippo per gli amici.
Entrammo in Olivetti con un numero di matricola di differenza: il mio era 36062, il suo 36061. Il destino ci volle mettere insieme sin dall’inizio della mia carriera lavorativa: io ero un giovane ingegnere elettronico appena sfornato dal Politecnico di Milano, Pippo nei due anni precedenti già aveva lavorato in IBM presso i laboratori di Böblingen e Sindelfingen.
A Borgolombardo rimanemmo poco, perché dopo qualche mese ci trasferirono a Pregnana Milanese: un grande magazzino, in attesa di un futuro building di Le Corbusier che non fu mai costruito.
Il laboratorio di Pregnana radunava un insieme di ingegneri, fisici, matematici, softwaristi che costituivano un gruppo di ricerca e sviluppo sicuramente unico in Europa e forse anche nel mondo: l’ambiente era entusiasmante e il destino volle che con Pippo entrassimo nello stesso gruppo, quello dell’ing. Perotto. Oltre a Pippo, eravamo in cinque giovani ingegneri: Gianni De Sandre, Mario Prennushi, Fabrizio Saltini, Silvio Boschi ed io come ultimo arrivato. Quando per problemi finanziari Olivetti dovette cedere il laboratorio alla Honeywell (grazie alla miopia dei nostri governanti che non avevano capito l’importanza di rilevare un centro come quello), questo gruppetto rimase con i suoi progetti in Olivetti: spostato a Ivrea, fu il seme intorno al quale sarebbe cresciuta negli anni a venire l’Olivetti elettronica.
Fu durante i pochi anni a Pregnana che l’amicizia tra me e Pippo si rinsaldò: a casa mia (ero appena sposato) uno spaghetto c’era sempre per tutti gli scapoli come Pippo! E in quelle occasioni imparai a conoscerlo meglio come persona di grande cultura e di grande charme.
Il gruppetto si trasferì quindi a Ivrea con un progetto di grande importanza: la Programma 101, quello che sarà considerato il primo personal computer della storia. Un insieme di tecnologie nuove di memoria (la linea magnetostrittiva e la cartolina magnetica) e di struttura elettronica (i micromoduli), rivestite dal design accattivante di un grande designer come Mario Bellini.
A Ivrea, capitale del progetto meccanico, inizialmente venimmo considerati come dei visionari, ma ben presto l’Azienda capì che era in atto una rivoluzione e che bisognava far fronte in chiave elettronica al mercato dei nostri prodotti di punta: lo scrivere, il calcolo, le contabili. Entrai a far parte del gruppo di Pippo che aveva la responsabilità di sviluppare questi prodotti per occuparmi, negli anni, anche dello sviluppo di una piccola contabile, la A4 (fu il primo prodotto Olivetti ad usare un microprocessore).
A partire dal 1978 Olivetti entrò nel mercato delle macchine per scrivere elettroniche, dapprima con modelli di fascia alta e poi con modelli portatili. La ET 101, progettata da Pippo, fu la prima macchina per scrivere elettronica al mondo. Dopo che mi fu data anche la responsabilità di marketing e vendite OEM di questi prodotti, per raggiungere anche il mercato americano, dove non avevamo una rete di vendita adeguata, chiusi due contratti con due grandi gruppi : 3M e AT&T. Il primo avrebbe venduto le macchine di fascia alta, “ricarrozzate” e col nome 3M , mentre AT&T avrebbe venduto quelle di fascia bassa col nome AT&T nei suoi telephone stores. Fu un grande successo.
Questi ricordi sono solo la sintesi del lavoro svolto insieme con Pippo, un lavoro caratterizzato da discussioni interminabili, ma sempre costruttive, che avevamo a casa sua a Borgofranco, di sera dopo il lavoro, davanti ad una bottiglia di Carema. Discutere con Pippo era un piacere per l’arricchimento che ne derivava grazie alla sua grande cultura, alla sua capacità di sviscerare gli argomenti di carattere sia tecnico sia strategico: doti così importanti in un’azienda culturalmente viva come era Olivetti.
Erano discussioni molto vivaci fra due Capricorni (!): uno nato l’11 gennaio e l’altro il 12, anche se Pippo era di tre anni più vecchio di me! Quando durante le ore di lavoro facevamo i check sull’avanzamento dei piani riuscivamo a coinvolgere i nostri collaboratori e a spingerli a dare il meglio di loro stessi, grazie ad una preparazione che con Pippo non trascuravamo mai di fare prima delle riunioni. È stata una lunga stagione felice e densa di soddisfazioni che premiavano il nostro costante impegno.
Le nostre strade si divisero poi quando negli anni 80 io assunsi la responsabilità della Prodest International, un’azienda di proprietà Olivetti che aveva il compito di sviluppare e vendere personal computer low–end (Olivetti Prodest PC1).
Nel frattempo Pippo fu a capo della Divisione Scrivere Elettronico, poi del Gruppo Prodotti di Informatica (scrivere, registratori di cassa, riprografia, periferiche e stampanti), poi direttore operativo di Olivetti Ricerca e infine responsabile della joint venture Olivetti Canon Industriale.
Nel 1992 lasciai l’Olivetti per lavorare in un’azienda americana in California, ma nonostante la lontananza la comunanza di sentimenti e la nostra amicizia continuò fino agli ultimi giorni: Pippo mi mancherà, come amico di una vita e come persona dotata di grande lucidità e cultura, con la quale era possibile confrontarsi su qualsiasi problema.
Cattiva notizia. Ho conosciuto filippo mentre ero responsabile della consociata israeliana e quella americana.
In israele per le difficolta dell’ebraico abbiamo dovuto sviluppare localmente la machina da scrivere elettronica. L’abbiamo fatta con software che aveva bisogno de informazioni di ivrea. Filippo ci ha dato una mano importantissima ed abbiamo finito con una macchina trilinguale ebraico, arabo ed inglese che quasi inmediatamente ottene una grande quota di mercato nel medio oriente. In piu abbiamo aggiunto uno schermo finendo con un vero word processing che filippo impiego per lo sviluppo dei word processor dell’olivetti.
Un gran signore, cordiale e modesto. Condoglianze alla famiglia.
Con grande dolore apprendo la notizia che l’ing. Filippo Demonte non c’è più , un Olivettiano che ha lasciato un segno incancellabile e un innovamento in Azienda.
Ricordo il suo forte carattere dell’uomo della Provincia Granda.
Condivido le parole di stima e riconoscenza di Salomon e Giorgio (che ricordo e saluto entrambi con affetto ) per quanto Demonte ha fatto in Azienda rendendo grande il nome di Olivetti nel mondo.
Condoglianze alla famiglia.
Ho perso un carissimo amico; abbiamo perso un grande uomo.
Ci incontriamo alla fine del 1967; lui capo progetto di un avveniristico lettore ottico, io desideroso di esportare le mie esperienze dopo 9 anni al CNEN come progettista elettronico.
Ho avuto l’onore ed il piacere di lavorare per lui fino alla mia uscita dalla Olivetti a fine ’90.
Giorgio, che saluto con affetto, ha dato la giusta sintesi della sua storia in Azienda.
Ciao Pippo.
Non ho ricordi di Pippo Demonte paragonabili a quelli di Giorgio: la mia funzione di Ufficio Stampa mi ha dato la possibilità di conoscere, anche relativamente a fondo, moltissime persone in tutta l’azienda, ma diverso è esserne collaboratori operativi.
Il primo contatto indiretto fu in occasione del lancio nel 1978 della ET 101, prima macchina per scrivere elettronica al mondo. Un primato Olivetti (che fu discusso da qualcuno sulla base di pignole e opinabili puntualizzazioni, ma la realtà è quella che è) dovuto al genio progettuale elettronico appunto di Demonte.
Una vera e propria rivoluzione per l’epoca, destinata a consolidare in modo innovativo la leadership Olivetti nella scrittura e a segnare negli anni successivi la storia dei prodotti per la scrittura in Italia e nel mondo. Fino a trasformare la macchina per scrivere, nella prima metà degli anni 80 del secolo scorso, in un sistema di videoscrittura, con i prodotti della serie ETV, in particolare l’ETV 300, anche essi dovuti al genio di Demonte.
Piccolino, faccia rotondetta, baffetti, occhi vivacissimi e scrutatori, Demonte aveva sempre l’aria di uno che “sta sul pezzo”. Ricordo che, quando andai a farmi spiegare i concetti base dei sistemi ETV per poterli a mia volta spiegare alla stampa, mi rispose, più o meno: “I pc ormai fanno anche da macchine per scrivere; be’, ETV 300 si può considerare come una macchina per scrivere che fa anche da pc”.
Non era una definizione rigorosa, ma dava l’idea e poteva essere un buono strumento divulgativo per far capire di che cosa si trattava.
Grazie Alberto, per aver menzionato “l’avveniristico lettore ottico”, un progetto di cui si parla poco nei testi olivettiani ma che è indicativo del contributo che la Ricerca e Sviluppo Olivetti ha dato all’industria dell’elaborazione delle informazioni, al di là delle note e celebrate innovazioni nei prodotti per l’ufficio e l’informatica distribuita. Pippo ne ha scritto in occasione della Giornata in onore di Michele Sce, con una testimonianza che la dice lunga sul “manipolo di ingegneri e tecnici” che Perotto aveva radunato attorno a se e che fortunatamente riuscì a traghettare ad Ivrea, con l’appoggio di Roberto Olivetti, prima della cessione di Pregnana alla General Electric e successivamente alla Honeywell.
Filippo Demonte, oltre ad essere una persona umanamente straordinaria, è stato un grande progettista, preparato, aperto alle nuove tecnologie, pieno di fantasia nelle soluzioni tecniche ed ottimo orgnizzatore dei gruppi di lavoro.
Abbiamo lavorato assieme alla Olivetti nei primi anni sessanta, in quel periodo di grandi entusiasmi che molti ancora ricorderanno, sul progetto di macchine per la lettura ottica dei caratteri.
Lo scopo di questi come di altri dispositivi, caratteri magnetici, banda perforata, poi supporti magnetici, era quello di raccogliere dati dalla periferia per indirizzarli verso l’eleboratore centrale.
Operavamo a Pregnana Milanese nei gruppi di progetto guidati dal’ing. Piergiorgio Perotto. Con noi c’era un’altra persona di grande valore, il prof. Michele Sce, prematuramente scomparso nel 1993.
Sce era un matematico, che Perotto aveva inserito nei progetti intuendo che l’apporto di un matematico sarebbe stato prezioso per la qualità delle soluzioni. E così fu, grazie alla capacità ed all’approccio pragmatico e maieutico con cui Sce riusciva ad inserire modelli matematici nelle impostazioni progettuali. Da quelle prime esperienze Demonte e Sce strinsero una grande amicizia durata negli anni e rafforzata sicuramente dalla comune passione per la materia. Ricordo che a Pregnana organizzarono un corso interno di matematica applicata a favore dei periti che lavoravano con noi, corso che ebbe naturalmente molto successo.
L’interesse di Filippo per la matematica continuò: negli ultimi anni, ormai in pensione e pur affaticato per l’impegno pesantissimo della dialisi, continuò a studiare argomenti di matematica avanzata e curò la traduzione dal tedesco di alcuni lavori.
In seguito al trasferimento ad Ivrea del gruppo di Perotto e con la nomina successiva a Direttore Ricerca e Sviluppo della Olivetti, i percorsi professionali di Demonte e mio presero strade diverse: lui continuò con successo il lavoro di progettista con l’assunzione via via di ruoli maggiori responsabilità, mentre io mi dedicai ad aspetti di pianificazione, controllo ed organizzazione generale, come responsabile della Segreteria Tecnica della R&S.
Ancora un ricordo, quasi cinquant’anni dopo. Riordinando la casa per un trasloco ritrovai un vecchio Calcolatore Olivetti P6040 intonso e funzionante, uno dei progetti di successo di Filippo che mi era stato regalato dai colleghi quando lasciai la Olivetti. Andai a trovarlo un anno e mezzo fa nella sua villa a Borgofranco d’Ivrea e gli portai in regalo il calcolatore, che lui non aveva conservato.
L’immagine del suo entusiasmo, dell’interesse per l’oggetto, della verifica se tutto ancora funzionava, dell’amore, in sostanza, per la sua “creatura” è il ricordo che conserverò per sempre ora che non c’è più.
Oh Mario, che bello leggerti! Non avevo capito che il P6040 glielo avessi dato tu! E’ li tra le sue cose… e so che era riuscito a farlo funzionare, anche con la collaborazione del mio figlio maggiore.
I commenti di Giorgio Fiorenza e Mario Prennushi illustrano bene il profilo di Pippo Demonte, amatissimo componente del gruppo di Perotto e progettista di grande spessore. Il ricordo di Pippo trascina con sè tanti altri ricordi di un periodo entusiasmante per tutti noi e di un momento irripetibile per l’industria italiana. E mi è venuta un’idea: perchè non vederci in un meeting zoom e parlare di Pippo e rivederci in suo onore nei prossimi giorni? Propongo, saltando Pasqua, domenica 11/4 alle ore 17. Se mi scrivete per adesione a fabriziosaltini01@gmail.com vi mando il link zoom.
Ringrazio davvero tutti i colleghi di mio padre, alcuni pezzi anche della mia vita… davvero bello leggervi. Io purtroppo ero positiva quando lui è mancato e proprio per questo e anche a causa del lockdown ho rimandato un momento di saluto alla casa di Borgofranco, che faremo più avanti, credo a giugno o inizio giugno, ma vi aggiornerò in merito aspettando le condizioni che ce lo permetteranno e anche in funzione della maturità dei miei figli.
Sono stato anche io 4 anni in Olivetti. Ricordo Fiorenza in via degli umiliati duettare con l’avvocato Guizzi. Pippo fu il mio capo per due anni.
L’errore dell’Olivetti fu l’acquisto della Underwood per 60 miliardi di Lire. I politici aggiunsero altri errori. L’altro errore dell’Olivetti fu la scelta strategica di non vendere i componenti (stampanti, tastiere, etc.)
Io non contavo nulla, ma ricordo una discussione con Pippo Demonte. Io sostenevo che bisognava vendere i componenti. De Monte e tutta l’Olivetti sostenevano il contrario.
Ricordo la coppia Demonte – Faggian. Erano fortissimi. Merito loro il grande successo delle macchine da scrivere elettroniche.
Il PC fu una storia diversa. Io comunque sono stato solo un passante in Olivetti. Non tutte le colpe furono dei nostri governanti. Proprietà, Management e Sindacati diedero il loro contributo nel distruggere il Mito Olivetti. Comunque grandissimo Pippo.
Mi vengono anche in mente Gastone Garziera e De Sandre. E anche Giancarlo Paletta e Turin col prof. Scè.
Carissimo Altieri
Che piacere risentirti : un tuffo in un passato glorioso ,quello dell’Olivetti a Pregnana !
Eravamo insieme , poi tu te ne sei andato.
Si, mi ricordo Guizzi ,anche se io sono sempre stato a Pregnana e mai in via degli Umiliati.
Ci siamo poi reincontrati ma non ricordo dove .
L’importante per tutti noi e’ mantenere vivo il ricordo di aver vissuto gli anni entusiasmanti e irripetibili della nascita della tecnologia elettronica in un ambiente che spaziava in tutti i campi :dai circuiti ai computer ,dalle periferiche al software ( ricordi la casetta delle bambole ?). Quanto valore disperso ai quattro venti sopratutto per l’ignoranza di chi ci governava !!
Filippo Demonte. Grande persona. Staccava per lucidità, generosità ed onestà intellettuale.
Ho avuto la fortuna di essere suo collaboratore per poco più di un anno. Lo rimpiango.
Giovanni Meane
Buonasera a tutti,
a Marzo, a causa del Covid non abbiamo potuto salutare mio padre come avrei voluto, essendo anche io positiva e inoltre eravamo in zona rossa.
Per questo motivo avevo deciso di rimandare la tumulazione delle sue ceneri che finalmente avverrà mercoledì 14 luglio presso la tomba di famiglia nel cimitero di Cavallermaggiore (CN) alle 15.30.
Al mattino alle 11 è però previsto un momento di saluto presso il giardino della sua abitazione di Borgofranco d’Ivrea, in località Biò. Se qualcuno ha piacere di partecipare posso fornire indicazioni più precise.
Un caro saluto
Luisa Demonte Barbera