di Gianni Di Quattro
Si è svolto nei giorni scorsi un evento organizzato dal Club Dirigenti Tecnologie della Informazione di Roma, via zoom, in memoria di Elserino Piol recentemente scomparso. L’evento è stato bello perché molti importanti protagonisti del mondo della informatica e delle telecomunicazioni di questo paese hanno ricordato il protagonista Elserino Piol, senza il quale la Olivetti non sarebbe stata la stessa nelle idee e nella cultura, ma anche il paese sarebbe stato diverso. L’incontro è stato anche pieno di intensità perché ha messo in evidenza la generosità, il valore umano e il talento straordinario di un uomo fuori del comune.
Come può capitare, da questo tipo di eventi possono nascere tante riflessioni, tanti spunti di pensiero. E così è stato anche dall’incontro dedicato a Elserino Piol. Ricordo, che Elserino Piol aveva capito il futuro, aveva capito che ogni impresa, soprattutto per quelle operanti nell’area della tecnologia, era necessario spingere la ricerca di nuove soluzioni, presentare nuovi prodotti e che tutti i prodotti di questa area avevano ormai un ciclo di vita molto ridotto rispetto al passato. Piol aveva capito che per accelerare la ricerca, per avere una ricerca sempre più avanzata, nello stesso tempo per ridurre i tempi e anche gli investimenti, era necessario cercare tra le tante start up che ancora non si chiamavano così ma che ormai nel mondo, in America soprattutto ovviamente, andavano proliferando con idee, prodotti e soluzioni molto interessanti e che avrebbero potuto integrare certamente le soluzioni che Olivetti presentava. Aveva capito in altri termini che era il modo per continuare ad avere un ruolo sul mercato, per non essere obsoleti e per non capitolare di fronte alla concorrenza.
Elserino Piol aveva capito cosa stava accadendo e convinto Carlo De Benedetti, il capo padrone, ad avviare una attività in questa direzione con un piccolo ma qualificato gruppo di collaboratori. I risultati sono stati quasi da subito molto positivi in varie arie della tecnologia per i sistemi aziendali, dalle macchine per data entry ai computer fault tolerant, dalle macchine per la distribuzione di moneta ai tanti altri possibili prodotti.
Naturalmente nacque subito una grande conflittualità con gli apparati eporediesi tecnici che vedevano in questa attività minacce per il proprio lavoro, per il proprio potere. Pensarono questi apparati che l’attività di Elserino Piol avrebbe inquinato le loro linee di pensiero, la loro influenza, avrebbe potuto limitare il loro potere che, dalla morte di Adriano in poi, avevano sempre difeso con successo.
Questa riflessione, questo spunto è significativo perché suggerisce di pensare che, al di là degli errori di management, al di là della decadenza culturale di tutta l’azienda, al di là della carriera di tante mediocrità, i motivi che spiegano la morte della impresa sono tanti e sono ancora da scoprire.
Caro Gianni, ho avuto modo di partecipare al ricordo di Piol e ovviamente confermo quello che dici. In più, io non conoscevo quello che aveva fatto dopo essere uscito dalla Olivetti (la fondazione PINO) e ho potuto sapere che anche in quel periodo Piol ha continuato a fare il Piol, una personalità che, essendo comunque lui grande e grosso, era però troppo imponente per un paese , una società, un ambiente industriale come quello italiano. Penso che se fosse nato in qualche Belluno della North Carolina o del Michigan sarebbe ora noto come Steve Jobs o altri di quel paese. I tuoi spunti di riflessione sono talmente densi, logici e pieni di significato e implicazioni che voglio rileggerli con calma durante il mio mese di lavoro come nonno al mare, e poi cercherò di inviare un commento anche da parte mia. ciao Pier Luigi