Nei giorni scorsi ci ha lasciato Franco Morganti, una persona colta, intelligente, educata, di grande valore umano. Era curioso e amava partecipare, sapeva capire e scegliere, gestiva un meraviglioso rapporto con la sua numerosa e variegata famiglia, con gli amici, con tutti coloro con i quali intratteneva relazioni professionali.

Negli anni 50, verso la fine, era stato alla Olivetti, nella Olivetti di Adriano, e non aveva più dimenticato quella pur breve esperienza. Evidentemente ne era rimasto influenzato al punto da conservarla gelosamente e con orgoglio come riferimento tutta la vita.

Alla Olivetti, dopo il Ghisleri di Pavia, aveva capito l’importanza della bellezza non solo sul piano personale ma anche per fare impresa, aveva capito che la cultura e l’arte non servono solo a passare il tempo, ma anche a vincere, ad andare oltre, aveva capito che per occuparsi di impresa, di strategia, di qualsiasi fatto anche tecnico, la relazione con la società è fondamentale.

Ricordo che quando lo invitai a scrivere sulla rivista on line Nel Futuro, scrisse un articolo che ci mandò dicendo che aderiva con grande piacere anche perché aveva capito che dentro c’era anche roba Olivetti, così diceva e voleva dire che c’era gente che era cresciuta in quell’ambiente culturale e non solo aziendale e che pertanto poteva essere assolutamente degna di fede e di considerazione. Ecco un suo modo di giudicare, di capire, di interpretare, mentre la sua generosità lo portava sempre a dare una mano, a contribuire.

Nei miei ricordi ci sono anche i contributi che ha dato quando avevo avviato l’iniziativa Beltel, una rivista che non solo era editoria, ma anche   consulenza, supporto, circolazione di notizie, accreditamento di strategie, riferimento del settore telecomunicazioni. Insieme ad altri pochi amici ha fatto parte del comitato strategico, passavamo tante ore a discutere, i suoi consigli, le sue indicazioni sono statti preziosi. Beltel è nata e si è sviluppata proprio nel momento in cui il mondo delle telecomunicazioni era sconvolto dai fenomeni della liberalizzazione del monopolio, della deregolamentazione, mentre nascevano nuovi assetti istituzionali e galoppava la tecnologia.

Franco aveva capito il percorso avviato, il mondo delle telecomunicazioni come pochi e molte aziende, molte persone, le istituzioni devono molto al suo pensiero. Entrò poi anche nel consiglio di amministrazione di Enel ed anche in questo caso lo convinse la grande e antica amicizia che aveva con Franco Tatò.

Franco Morganti, al di là dei ricordi personali e di quanto molti tanto gli devono, è stato un protagonista del mondo della tecnologia, di cui lui preferiva parlare sempre insieme alla organizzazione delle imprese e alla qualità delle persone che se ne occupano, si può dire il protagonista di una generazione che ha vissuto un momento importante dello sviluppo sociale, di cui lui cercava di vederne tutti gli aspetti come testimoniano le analisi contenute nei suoi frequenti e seguitissimi articoli sul Corriere della Sera.

Con Franco Morganti si perde una grande risorsa umana, una intelligenza non comune e un valore importante per tutti coloro che hanno creduto e credono nella bella impresa come appunto è stata la Olivetti e nell’impegno sociale e culturale delle persone che per avventura assumono ruoli di prima linea nella nostra comunità.

Perdiamo con lui un amico, un amico di tutti, anche di quelli che non lo hanno conosciuto e di quelli che non lo hanno capito. A questo sentimento di amicizia si aggiunge il grande dispiacere di quanti lo hanno capito e hanno capito di quanto devono a lui in conoscenza, cultura e umanità.

Gianni Di Quattro

 

 

 

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