di Gianni Di Quattro

Sono stato, come quasi sempre, al raduno degli olivettiani poche settimane fa ed è stato ancora una volta un grande piacere incontrare, rivedere amici, compagni di lavoro, insomma persone con le quali si sono condivisi pezzi di vita, con le quali si è condiviso tanto e con le quali ci sono state tante cose in comune, tante speranze.
Ma devo confessare che è sempre più difficile, che il piacere di “sentire” quasi per magia l’ambiente Olivetti è contrapposto dalla constatazione che tanti di noi non ci sono più, tanti non possono più partecipare, tanti non riescono a superare la fatica per esserci. È la vita, è il tempo che scorre, siamo tutti grandi e quelli che ancora ci siamo cominciamo ad avere una età abbastanza ragguardevole.

È comunque una occasione per ricordare, per ripensare, in qualche modo per sentire scorrere dentro di noi il brivido della giovinezza, dell’impegno, per ricreare momenti psicologici vissuti, emozioni che sembravano dimenticate.
Poi ci salutiamo tutti con un velo di tristezza, ci diciamo di sentirci, di continuare a scambiarci notizie, ci ripromettiamo con un sospiro e alzando gli occhi al cielo di rivederci l’anno prossimo.

Parliamo poco della Olivetti come valore e di cosa ha rappresentato l’azienda nel panorama industriale del nostro paese e non solo, commentiamo poco come di questi tempi sono tornati di moda tanti aspetti peculiari della nostra azienda, quegli aspetti che noi abbiamo capito sin dall’inizio e che ci hanno sempre fatto capire di vivere una esperienza diversa, in un mondo che ci ha arricchito non solo professionalmente, ma anche culturalmente e umanamente, che ci ha lasciato in eredità l’amore per la bellezza, il valore del coraggio per essere quelli che si è e non solo quelli che si deve essere.

Parliamo di noi, degli episodi vissuti insieme, di come sta scorrendo la nostra vita, di come pensiamo di continuare a viverla. Per questo è vero che ci lasciamo con un velo di tristezza, ma anche con il cuore gonfio di emozioni, di emozioni di altri tempi e cui penso che non si possa rinunciare a cuor leggero.


Ai tredici raduni abbiamo incontrato più di 300 olivettiani e alcune decine di familiari. Una ventina di fedelissimi hanno superato le 10 partecipazioni. Il senso di appartenenza non svanisce, così come il ricordo degli amici che nel frattempo ci hanno lasciato.

 

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