L’ultimo aneddoto
È che la Olivetti non c’è più. Qualcuno sa dire perché?
Terminano qui i Ricordi di Beppe, con una domanda che molti di noi si stanno ponendo da anni. Le risposte che ci siamo dati sono molte e diverse sono le interpretazioni di quanto accaduto nei periodi storici in cui possiamo suddividere le vite della “nostra” Olivetti:
- dalla nascita fino al 1960 (il primato nei prodotti per ufficio e l’espansione mondiale)
- dal 1961 al 1977 (le crisi finanziarie, dalla meccanica all’elettronica e ai sistemi)
- dal 1978 al 1996 (il periodo debenedettiano, la leva finanziaria vs. il progetto industriale, le telecomunicazioni)
- dal 1997 al 2003 (lo “spezzatino”, i “furbetti del quartierino”, la crisi di strategia, la scomparsa dal listino di borsa).
Mentre sulle prime fasi sono stati sparsi fiumi di inchiostro, poco si è scritto sino ad ora sul declino e la scomparsa dal mercato.
Verrà il giorno in cui emergeranno giudizi storici più sereni e obiettivi di quanto non siamo in grado di anticipare oggi.
Nel frattempo, resta intatto l’amore e il ricordo che ci accomuna ogni volta che ci incontriamo.
olivettiani.org
Per i lettori pazienti che ci hanno seguito sino a qui: se volete scaricare l’intero libretto in formato PDF stampabile (17 x 24 cm) lo trovate qui
Non posso commentare me stesso, ma posso chiedere agli amici che mi hanno letto di commentare loro aggiungendo ai miei i loro ricordi. Fate leggere queste note ai vostri figli e ai vostri nipoti. Potranno trarne incoraggiamento in questi tempi che possono apparire difficili a loro, che hanno vissuto a lungo con la mangiatoia bassa e ora devono allungare il collo per arrivare alla biada.
Noi venivamo da un periodo ben peggiore di questo, eppure con entusiasmo e coraggio (o incoscienza?)abbiamo cominciato a costruire un futuro nuovo. Gli uomini con gli attributi si vedono nei momenti difficili. Beppe Calogero
Un ‘commento al commento’ di Beppe. E’ vero che noi venivamo da un periodo ben peggiore di questo ed è altrettanto vero che i nostri figlioli hanno vissuto a lungo con la mangiatoia bassa. Ma è intanto giusto dire che lo abbiamo voluto noi per egoistico amore di padri (non volevamo che soffrissero come noi). E’ poi anche giusto sottolineare che, per tale motivo, oggi lo sforzo è doppio del nostro, per non essere stati ‘allenati’ da noi e dalla vita ‘ad arrivare alla biada’. Sta di fatto che mediamente i giovani stanno dimostrando la forte capacità di ‘inventarsi il lavoro’ (almeno quelli che mi sono vicini e i loro amici). Sono in tal senso fiducioso e spero che i ‘Professori’ la smettano di fare battutacce che vanno di moda e non sono meritate. Comunque i Ricordi di Beppe sono meravigliosi. Vittorio Apuzzo
buongiorno a tutti!!! mi sono registrata oggi perchè non conoscevo questo “gruppo” e mi ci unisco volentieri da ex olivettiana ho vissuto i periodi che elenca beppe, periodi di vacche grasse, o almeno lo sembravano a noi perchè allora eravamo abituati ad avere molto meno, ma la Olivetti era veramente una “vacca grassa” dal fondo i solidarietà al rispetto dei superiori nei confronti dei dipendenti, al rispetto umano dei lavoratori. Io sono fiera di aver lavorato in “quell’Olivetti” di Adriano che considerava l’Essere Umano nel dipendente.
Ho lavorato con molta passione ed ho imparato tante cose. Poi ho fatto anche il concessionario di filiale ed allora i prodotti si vendevano solo a dire il nome “Olivetti” e se solo fossi nata commerciante …mi sarei fatta ricca!!! ma non rimpiango niente di ogni esperienza, anche negativa, sono riuscita a trarne una crescita personale…
ho vissuto anche il peridodo Debenedettiamo…e vorrei lasciar perdere…..Ho vissuto anche il periodo nel quale furono introdotti i misuratori fiscali….ed ho partecipato al bagni di sangue….
poi è stata tutta una strada in discesa e la Olivetti si è persa nella notte dei tempi!!! ma quando si parla con delle persone, anche giovani, è sempre sinonimo di “qualità”!
Sono felice di avervi trovato e mi auguro di incontrare qualche vecchio amico!
Sull’onda dei riferimenti di Beppe Calogero all’ “entusiasmo e al coraggio (o incoscienza?)” e dei riferimenti di Vittorio Apuzzo alla capacità di inventiva dei giovani, mi piace ricordare un piccolo fatto che risale ai primi tempi di Omnitel. I contorni sono un po’ confusi causa anni trascorsi, ma il significato è chiarissimo. Nel corso di un incontro con giovani dirigenti e quadri, si discuteva con l’allora direttore del personale Pier Luigi Celli su quale fosse la ragione del successo, già avviato, di Omnitel, partita praticamente (anzi, senza nemmeno “praticamente”) dal nulla. Io avanzai l’ipotesi, che per me era una convinzione, che il successo derivava appunto da quello; non c’è (o non c’era) nulla di più stimolante per un olivettiano che dire a sé stesso: bene, dobbiamo o vogliamo far questo, non sappiamo da che parte cominciare ma ora ci mettiamo all’opera e lo facciamo! Che è una cosa ben diversa dall’improvvisazione: è piuttosto una dichiarazione di fiducia in un patrimonio intellettuale e di esperienza.
L’osservazione lasciò Celli divertito, ma tutto sommato non credo fosse granché in disaccordo…
Ugo Panerai
Carissimi, sono la figlia di Lucio Castelli, Remo Galletti è stato il mio padrino di battesimo. Mio padre è scomparso nel 2005, scrivo queste righe in sua memoria. Mi ha fatto un immenso piacere leggere i Ricordi di Beppe e ritrovare i nomi delle persone che ho conosciuto da piccola e che hanno lavorato per tanti anni con mio padre (Oltre a Galletti e Calogero, Sacerdoti, Santerini, Perotto, Sibani…). Mi pare che mio padre non sia direttamente nominato. Mi farebbe tanto piacere se voleste dedicare un ricordo anche a lui. Grazie. Un caro saluto a tutti. Paola Castelli
Cari Tutti, premetto che non ho studiato le vicende dell’Olivetti dell’ultimo periodo e rischio quindi di dire delle banalità o peggio delle sciocchezze. Vorrei però provare a dare una risposta all’ultimo quesito di Beppe. Per lavoro ho avuto molto a che fare con Assicurazioni Generali: qualche anno fa, quando il Gruppo non andava bene, il Piano Industriale è stato intitolato “Torniamo a fare le assicurazioni”, come dire “basta con la finanza, torniamo a fare il nostro mestiere”. Da allora il Gruppo è rifiorito, resistendo bene anche al periodo di crisi. Mi chiedo se non sia stata questa la causa della fine dell’Olivetti: troppa diversificazione e soprattutto troppa finanza.
Vorrei provare ad andare oltre. Io credo che il marchio Olivetti abbia ancora un valore; certamente non sono più i tempi descritti da Anna, quando i prodotti si vendevano solo a dire “Olivetti”, ma credo che il marchio resista ancora nella memoria collettiva. Io una mezza idea su come far ripartire l’Olivetti ce l’avrei… Ovviamente non come multinazionale, si tratterebbe di ripartire da una piccola impresa. Non prendetemi per squilibrata (solo un po’ sognatrice…). C’è qualcuno a cui interesserebbe parlarne? Un caro saluto. Paola