Epilogo
Il successo commerciale si è delineato immediatamente, pur non concretandosi in seguito nelle proporzioni che la potenzialità del prodotto e l’interesse del mercato lasciavano intendere. Ne sono state vendute più di 40.000 in cinque anni. Il motivo non era però esterno, ma interno all’Olivetti.
Il nuovo vertice aziendale, malgrado lo shock del BEMA, continuava a ritenere che il futuro della Olivetti fosse fermamente ancorato ai tradizionali prodotti meccanici e non ha fornito gli indirizzi e gli investimenti necessari per fare le cose in grande, come invece si sarebbe potuto e dovuto.
Ha nicchiato fino a meta 67, quando si è deciso formalmente il cambio di strategia, ma soprattutto non è stato facile per l’Olivetti rendersi conto che, con le nuove tecnologie, il ciclo di vita dei prodotti si sarebbe drasticamente accorciato.
La P101 ha aperto una nuova era dell’informatica tant’è vero che prima che il vertice dell’Olivetti se ne accorgesse un temibile concorrente, la Helwett-Packard, aveva già presentato a fine 67, sempre al BEMA di New York, il primo prodotto seriamente concorrente, l’HP9100 (quello dei 900 K$ di royalties), che ricalcava la impostazione di prodotto della P101 ma con una tecnologia elettronica interna più avanzata; era molto più veloce ma anche un po’ più costosa. E poco dopo anche la Wang aveva imboccato questa strada.
In Olivetti il primo progetto sostitutivo è iniziato solo nel 1968, e per due generazioni di prodotti abbiamo inseguito la concorrenza. La Logos 328, la prima calcolatrice elettronica Olivetti il cui prototipo, sviluppato solo per nostra iniziativa, era disponibile già a giugno 1966, è stata presentata a Londra e Parigi nell’ottobre 1968.
Ciò malgrado la P101 è stata apprezzata a lungo dal mercato: si può dire che la P101 non è stata spinta nel ma risucchiata dal mercato. Dopo due anni di presenza solitaria si è trovata in competizione con prodotti più aggiornati tecnologicamente ed ha retto bene fino al 1971.
Nel giro di 15 anni l’evoluzione tecnologica, polverizzando le dimensioni e i costi dei componenti fondamentali e ingigantendone le prestazioni, ha consolidato la realtà del PC, nella significativa continuità della concezione e soluzione individuale delle applicazioni informatiche. Come è stato per la voglia di volare, dai fratelli Wright al Jet.
Non dobbiamo però dimenticare che, come disse Perotto, siamo stati entusiasti, tenaci, bravi, certamente; ma abbiamo anche avuto tanta, tanta fortuna.
I pionieri
Cinquanta anni dopo
La grande sorpresa: il primo PC è italiano. Alessandro Bernard e Paolo Ceretto, i due giovani registi del documentario “Quando l’Olivetti inventò il PC”, riescono in un tentativo quasi impossibile: riscoprire e rendere attuale la memoria storica di un’impresa significativa, sepolta dalla eruzione vulcanica della stessa tecnologia informatica.
(il documentario dura circa 55 minuti, pazientate due minuti di presentazione e poi inizia …)
(torna all’inizio della storia)
Osservando l’ultima fotografia, quella della presentazione al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, mi è caduto l’occhio sul ponderoso volume che Renzi tiene fra le mani e, conoscendo le dimensioni del manualetto relativo alla P101, mi sono chiesto di cosa si trattasse. Una telefonata a Garziera e il dubbio è stato chiarito: è una raccolta di programmi (applicazioni) preparate e verificate da personale Olivetti, utenti e appassionati. Esistono altre raccolte. Ma la risposta secca di Garziera è stata illuminante: “è il libro delle App!“. Sia pure in formato cartaceo, considerato il periodo, questo libro è un altro primato della P101.
La differenza tra “le App della P101” e le App da scaricare gratis sui telefonini di oggi è anche la differenza tra “l’uso diretto della macchina da parte dell’utente” e l’uso “indiretto” dell’utente da parte della macchina.
Tra la macchina e l’utente ci sono gli algoritmi di gestione di sistemi digitali che vedono gli utenti come risorse, utili a fini di mercato, piuttosto che a fini di conoscenza.
L’impresa della P101 è stata sepolta dalla eruzione vulcanica della tecnologia informatica perché [purtroppo] sono mancati il contributo e l’influenza della Olivetti nella percezione e gestione della relazione tra gli aspetti umanistici e tecnologici dell’uso dei computer, dagli anni ’60 in poi.