Alcuni mesi fa avevamo annunciato l’uscita negli USA di un libro dedicato all’Olivetti che ci aveva incuriosito. Non sono molti i testi o gli articoli su questo argomento scritti in inglese e questa ci sembrava una buona notizia. Ne abbiamo parlato qui.
Ora il libro dovrebbe essere in corso di pubblicazione anche in italiano, il che permetterà a molti amici di leggerlo con maggiore facilità, considerata la mole del volume.
Recentemente l’autrice, Meryle Secrest, è tornata in Italia ed una sua intervista, curata da Costanza Rizzacasa D’Orsogna, è apparsa sul supplemento “La Lettura” del Corriere della Sera del 26 gennaio 2020. L’intervista non è reperibile sul sito on-line del Corriere, ma con un po’ di fortuna e perseveranza riuscirete a leggerla qui.
Una precisazione rilevante è giunta poco dopo dal nostro amico e collega Giuseppe Silmo, storico autore di testi sul tema olivettiano, che potete leggere sul web magazine “Nel Futuro” (che, come ormai saprete, ha sangue olivettiano nelle vene).
Sempre in tema elettronica Olivetti e in qualche modo collegato all’ipotesi del “complotto” discussa nel testo della Secrest, vi segnaliamo l’articolo di Walter Veltroni apparso sul Corriere della Sera dell’11 gennaio 2020, centrato sulla morte di Mario Tchou.
Su questo articolo è arrivato puntuale il giorno successivo il commento di Giancarlo Vaccari, sempre su “Nel Futuro”
I colleghi che hanno vissuto da vicino la storia dell’elettronica italiana a cavallo degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso noteranno alcune sbavature legate all’inserimento della P101 nel tema, che ci sembra un po’ una forzatura. Il progetto di quella che fu chiamata Programma 101 – o più brevemente P101 o anche “perottina” – è stato sì concepito nei laboratori di Pregnana della Divisione Elettronica, ma il suo sviluppo è avvenuto a valle della cessione alla General Electric. Ben dopo la tragica scomparsa di Adriano Olivetti e di Mario Tchou.
E lo dobbiamo alla fertile mente di Piergiorgio Perotto, ai suoi collaboratori provenienti dalla Divisione Elettronica e – non dimentichiamolo – ad un gruppo di agguerriti “meccanici” del Canavese.
Anch’io non sono “complottista”, e in particolare invocare la CIA mi sembra fuori luogo. Ma la caduta della Olivetti all’epoca fu solo colpa, diciamo così, interna all’azienda (management, azionisti) o non ci furono anche ostacoli posti da terzi, invidie, rivalità ecc.? Di come Fiat e Confindustria vedessero la Olivetti sono ormai pieni giornali, libri, riviste.
Rimane in tutti il grande rimpianto per la P101.
Ma confermo, dal mio punto di vista, che i guai “definitivi” della Olivetti, quelli che poi l’hanno affossata per sempre, sono stati quelli seguiti all’Opa su Telecom Italia…