Gianfranco Casaglia
Edizioni di Comunità
ISBN 978-88-32005-86-8
Ottobre 2023 – 638 pagine – € 28,00
Negli anni Cinquanta e Sessanta, il calcolatore Elea e la P101, primo personal computer del mondo, collocarono la Olivetti tra i pionieri del nascente settore dell’informatica.
Ciò che accadde nei decenni successivi è una storia molto meno raccontata e per larga parte dimenticata, eppure estremamene importante per comprendere non solo l’evoluzione dell’azienda, ma anche quella di un settore rivelatosi cruciale per la modernità.
Gianfranco Casaglia, che ha vissuto in prima persona quegli anni, ricostruisce grazie a uno straordinario lavoro documentale le continue trasformazioni dell’azienda di Ivrea, fino al posizionamento tra i big dell’informatica mondiale, sempre in bilico tra un glorioso passato e un futuro segnato dall’incertezza.
Spille d’Oro Olivetti e Archivio Storico Olivetti hanno promosso la presentazione del libro ad Ivrea, presso la sede di Confindustria Canavese (Corso Costantino Nigra 2), giovedì 30 novembre 2023 ore 18.30
Ho cominciato a leggere il libro di Casaglia subito dopo l’annuncio del nostro sito.
Sono andato avanti molto – perchè attira e incoraggia la lettura – anche se non l’ho naturalmente finito.
Ma sono in grado di fare già una mia prima valutazione che desidero esprimere:
– è frutto di una ricerca estremamente rigorosa e accurata e rivela eventi che non erano noti anche a chi ha lavorato per anni in azienda
– traccia un quadro dei vari professionisti e delle loro azioni molto interessante
– dimostra il percorso Olivetti nell’Informatica come articolato, ricco e sofisticato dal punto di vista dei contenuti, fornendo un quadro di quei 28 anni che non esito a definire entusiasmante
Federico Corradi
Acquisterò e leggerò sicuramente il libro di Casaglia che parla di anni dimenticati e, aggiungo, molto sottovalutati.
Io conoscevo la Olivetti dall’esterno perchè la Ibm mi nominò, a metà anni 70, account manager (in altri termini “venditore” ) della Olivetti, che necessitava di mainframes per esigenze di calcolo e di applicazioni batch per le strutture amministrative , produttive e di R&S, che solo quella tecnologia, in quegli anni, poteva soddisfare. Questo incarico mi portò a conoscere il management di Ivrea che, ad alto livello, corrispondeva a Marisa Bellisario ed a Ottorino Beltrami. Portando il mio management IBM ad interloquire con Beltrami (questo tipo di contatto higl level era una mia responsabilità di venditore) mi colpì una frase di Beltrami che, ironicamente, definì la Olivetti una multinazionale e, allo stesso tempo, una multiprovinciale. Avemmo una impressione tutto sommato non positiva e la mia sensazione , allora, è che la Olivetti fosse ormai una azienda spenta, forse irreparabilmente decotta.
Mai più avrei nemmeno lontanamente immaginato che poco dopo sarei entrato invece proprio in quell’azienda che così malamente giudicavo solo qualche anno prima. Sono stato attirato dall’ingresso di De Benedetti (ingenuità?, non direi, io stimo ciò che ha fatto De Benedetti in quegli anni, ma non voglio approfondire questo tema, molto dibattuto e controverso) e dal piacevole contatto che il mio ex collega IBM , Gianfranco Conti, diventato direttore marketing di Olivetti Italia, mi fece avere con Vittorio Levi e Dino Spagnolo, allora alla guida delle attività italiane. E’ stata un’intuizione di cui mi compiaccio ancora oggi; ho attraversato un periodo di quasi 20 anni, entusiasmante sia sotto il profilo professionale/manageriale sia sotto quello dei rapporti umani ,caratterizzati da un livello culturale che nella pur grande Ibm non avevo trovato.
Quindi gli anni di Casaglia sono stati i miei anni olivettiani. Siamo stati, a mio parere, fornitori non secondari di sistemi distribuiti, di work stations e di periferiche speciali, in una epoca in cui i sistemi informativi, prima fondamentelmente accentrati a livello di mainframes, sotto la spinta di nuove tecnologie, si aprivano, si diffondevano nelle strutture produttive ed organizzative delle aziende, in altri termini, si “distribuivano”. Cito solo un episodio . Mi sono perso in uno dei miei viaggi pasquali, con moglie e figlie al seguito, mi trovavo in Malesia, ed usando in prestito la vettura del direttore di Olivetti Malesia (Undurraga) vago, sempre più disperato, in una sorta di giungla finchè mi imbatto in un piccola e sperduta località di tipo agricolo. Con mia grande sorpresa, nella banca disposta sulla via principale, trovo che era stato installato un automatic teller e, perbacco, quella macchina aveva il marchio Olivetti , era stata prodotta e venduta proprio da noi. Una vera ed autentica, forse la principale, multinazionale Italiana Sono molto curioso di leggere questo contributo per il quale invio in anticipo all’autore i miei più calorosi ringraziamenti.
Tutto cominciò nel lontano ’78 con il progetto Bank Bumiputra, fiore all’occhiello del nostro Enrico Miserendino.
Vincere contro IBM, Philips, fu veramente un onore.
E la Malesia rimane nel cuore!