di Federico Curgiolu
Dalla seconda metà degli anni 50 iniziò ad affermarsi nelle Filiali una figura commerciale con particolari contenuti tecnici specialistici: il “contabilista”. Le filiali maggiori furono gradualmente dotate di un “reparto” Macchine Contabili con alcuni funzionari, un Capo Reparto ed uno o due “avviatori di impianti”. La Olivetti produceva fino ad allora (inizio degli anni ’50) le macchine di classe Multisumma e Divisumma 14/ CR (con carrello) orientate soprattutto al mondo delle Agenzie Bancarie per la tenuta dei c/c di corrispondenza.
Fu la classe 24 che, evolvendosi nei modelli con carrello ed inseritore frontale di scheda, Audi 202 ma soprattutto l’Alfanumerica Audit 302, diede un forte impulso a questo settore, per cui la Olivetti decise di potenziare l’organico dei contabilisti della struttura commerciale delle Filiali, ed anche dei tecnici dello STAC, in quanto il fatturato del settore cominciava essere rilevante nel bilancio delle Filiali e della Direzione Commerciale Italia diretta allora dal dott. Ugo Galassi. (Una Audit 302 costava allora 1.350.000 lire + IGE). In seguito ampliarono la gamma i modelli dotati di perforatore di banda per la trasmissione dell’input dati ai centri meccanografici.
Il contabilista si affiancava, in una prospettiva importante di crescita professionale, alle figure tradizionali dei commerciali delle Filiali Olivetti, rappresentate all’epoca dagli “zonisti” 01 e dagli “specialini 02,03,04” (venditori cosiddetti di general line, mps e mdc) come una evoluzione delle stesse in una prospettiva, verificatasi successivamente, di sviluppo verso l’EDP e i Mercati Integrati.
In questa ottica di progresso aziendale e di incremento delle quote di mercato, allora monopolizzato dai colossi americani e tedeschi (Burroughs, National, Mercedes, etc.) venne organizzato nel 1958 (dal 21 febbraio al 21 luglio) presso il CISV di Firenze, il primo corso di formazione per contabilisti. Al corso fummo chiamati in 45, provenienti dalla maggior parte delle filiali d’Italia.
Il corso fu aperto dal Direttore della DMC (Divisione Macchine Contabili) dr. Eduardo Gambrosier, che aprì il corso con queste parole “…. oggi si inaugura questo corso che durerà 4 mesi ed al quale siete stati ammessi in 45; il corso sarà lungo e molto difficile e avrà carattere selettivo, in quanto coloro che non supereranno i test intermedi verranno progressivamente scartati e rientreranno in filiale dove verranno reintegrati nella precedente mansione. Però desidero aggiungere che, se anche UNO SOLO di voi dovesse superare le prove previste il corso avrà raggiunto il suo scopo!”….
L’aria era a dir poco rarefatta, in quel mattino piovoso del Febbraio 1958! Il direttore del corso era Enio Paderni, assistito dal tecnico operatore Ferrari. Collaboravano alla formazione, come consulenti per materie amministrative: Filippo Scalvedi e Romeo Danesi.
Il corso si svolgeva a Villa Ulivi e noi alloggiavamo nelle Ville Natalia, Colletta e Sassetti. In camera, senza bagno, dormivamo in tre o quattro; la mattina ci svegliava un anziano giardiniere bussando forte alla porta: “venti all’ottooo!”. Ogni settimana, il sabato, c’era la “prova test” che consisteva nella realizzazione di un programma (es: conto corrente con staffa, oppure contabilità di magazzino con verifica di scorta minima, o contabilità generale con controllo della ripresa saldo, etc. di cui bisognava, in tempi definiti: compilare lo schema programma, montare la cosiddetta “asta di tabulazione” e soprattutto, dimostrarne il funzionamento sulla macchina agli istruttori effettuando le prove di stampa!
Ricordo che una volta un partecipante al corso particolarmente bravo, si chiamava Pesce, avendo ultimato il montaggio dell’asta cominciò a scuoterla per verificare il corretto scorrimento degli stop d’acciaio, creando ansia in chi era ancora in alto mare, facendo un fracasso infernale; rivolgendosi al suo collega di banco, un padovano di nome Pepi che era in grave ritardo gli chiese col suo classico accento torinese “hai finitooo?” e Pepi gli rispose parlando quasi a se stesso: ” .. mi gaveo messo un numero in memoria e….(bestemmia)….. non l’ho più trovà!”). Una prova particolarmente complessa, a fine corso, ci impegnò tutta la notte!
Dopo la verifica dei test ci veniva comunicato il voto (in ventesimi). Questo avveniva durante un colloquio con il direttore del CISV, il dr Alessandri, e con il direttore del corso Paderni. Chi non aveva superato la sufficienza tornava a casa molto deluso; eravamo ragazzi appena ventenni e ci tenevamo molto a questa prospettiva di carriera.
Ho ancora l’elenco di coloro che riuscirono a concludere positivamente il corso: Alcozer, Bader, Cecchini, Cortese, Chiò, Cracolici, Curgiolu, Dell’Aquila, Giachetti, Haller, Meroni, Moretto, Nobile, Pappalardo, Pesce, Trivelli, Silvestri, Taglione.
Mi sono sempre domandato quale potrebbe essere il successo di una ordinata raccolta e pubblicazione di tutti gli articoli che nel corso degli anni sono stati pubblicati su questo nostro sito. Merito ovviamente di chi coordina la gestione e ci fa il piacere di farci rivivere ricordi aziendali a mio avviso indimenticabili. E penso che molti colleghi amici parenti simpatizzanti gradirebbero poter leggere episodi di vita aziendale che comunque raccontano in qualche modo la storia della nascita della informatica nel nostro paese. Infine complimenti e grazie.
Caro Federico, oggi abbiamo pubblicato la triste notizia della scomparsa di Salvatore Picceo, un vecchio collega che ho conosciuto ai tempi della Direzione Marketing e Product Planning creata da Piol quando Roberto Olivetti lo convinse a lasciare la General Electric per venire ad Ivrea. Piol aveva cercato di radunare, in aggiunta a un gruppetto di neoassunti, personale con esperienze in diversi settori aziendali per creare un ambiente multidisciplinare (io ad esempio provenivo dalla Ricerca & Sviluppo). Pensando a quel periodo mentre mettevo on-line il tuo contributo, mi è saltato all’occhio il nome “Pesce”, il partecipante particolarmente bravo dal classico accento torinese. E mi è venuto in mente che un giorno ci raggiunse al sesto piano del Palazzo Uffici di Ivrea un collega proveniente dalla filiale di Torino, dal forte accento piemontese, con esperienza tecnico commerciale sulle macchine contabili. Per caso il tuo collega di corso Pesce si chiamava Enrico? (parlava spesso in dialetto e noi “piemontesi” lo chiamavamo Ricu Pèss)
caro Federico,
bello il tuo racconto, bello il ricordo dei tuoi colleghi di corso, molti dei quali anche io poi ho conosciuto, bello ricordare il nostro percorso di vita professionale e umana. un grande abbraccio e un caro ricordo dei nostri aperitivi a Cagliari con i pernod con coronchiu
Caro Mauro,
non ricordo il nome di Pesce. Guarda la foto: ci sono 2 Audit in prima fila, lui è la persona dietro la prima Audit a sinistra. In ordine generale è la quinta “testa” da sinistra. Era alto, magro, ….loquace.
Caro Gianni è sempre un grande piacere leggerti e ricordarti con affetto.
L’acqua, che diluiva il Pernod era da noi chiamata scherzosamente “Corongiu” (dal nome della località in cui si trova il bacino idrico che alimentava Cagliari) non “coronchiu”
Federico, lo avevo identificato prima che tu rispondessi, ma aspettavo la conferma. Povero Ricu, se ne è andato molti anni fa ed io lavoravo già a Milano, ma sono stato avvisato e sono riuscito ad essere presente al suo funerale assieme ai tanti amici eporediesi che si era conquistato (era serio, saggio, onesto … e loquace!)
Grazie del ricordo.
Mi dispiace che Pesce sia scomparso così prematuramente
Vorrei sapere se esiste un ricordo di Valery Bader (Brasiliano); nel ’67 era “product manager” per Olivetti Italia del P101.
(Una sera, al tempi del corso, all’osteria “I 13 Gobbi” a Firenze, dalle 17 alle 23, si bevette per scomessa, uno stivale di birra da…. 5 LITRI!)
caro Federico, mi hai fatto fare un tuffo nel passato e ti ringrazio, ma sono costretto a segnalarti che il tuo corso contabilisti è stato, si, il 1° a villa Natalia, ma il 2° in ordine di tempo perché il primo è stato tenuto da Massimo Samaja alla Bocconi di Milano nel ’57.
Mi ricordo bene che:
– abbiamo lavorato mesi con l’accompagnamento dei martelli pneumatici. C’erano lavori di ristrutturazione dell’università e
– le gare (a chi finiva l’asta per primo) che facevo con Mario Moncada.
E Romeo Danesi, che è stato il mio capo gruppo contabilisti oltre a Gambrosier, che era in via Clerici.