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La terza edizione del Focus: Adriano Olivetti si terrà a Milano per chiudere un ciclo di riflessioni avviato nel 2013 con la sua prima edizione, tenutasi a Bologna presso la Fondazione MAST (Manifattura Arti Sperimentazione Tecnologia del Gruppo COESIA); proseguito poi con la seconda edizione, nel 2014, presso l’Aula Magna del Politecnico di Bari (con il sostegno della Camera di Commercio di Bari, l’ABI Puglia e la ITEL Telecomunicazioni). Il tutto attorno al film «In me non c’è che futuro…». Ritratto di Adriano Olivetti, per la regia di Michele Fasano, produzione Sattva Films. Quattro i temi attorno ai quali, in entrambe le occasioni, i relatori convenuti si sono cimentati in altrettante tavole rotonde, una per ciascuno dei quattro ambiti fondamentali della riflessione di Adriano Olivetti: il Territorio, la Politica, la Cultura, l’Economia (il Lavoro), nei quali come un unico filo rosso sono stati declinati i concetti di Persona, Innovazione, Comunità (a Bologna) e di approccio sistemico e autopoietico, «spirituale e materiale assieme» (a Bari).
Se, da una parte, l’impostazione interdisciplinare ha permesso di comprendere meglio l’esperienza olivettiana, al contempo in entrambe le occasioni si è misurata la percezione di quanto la riflessione e la produzione teorica da sole siano insufficienti a descrivere ciò che di cruciale occorrerebbe dominare per riprodurre qualcosa di assimilabile all’esperienza olivettiana. D’altra parte, al contempo, gli imprenditori che creano i processi, si affidano a specialisti per la necessità di disporre di strumenti critici nuovi per interpretare le proprie esperienze. È apparso sempre più chiaramente fino a che punto il criterio unificante di teorie e prassi non possa essere il profitto come scopo (necessario, certo, ma come strumento), e fino a che punto occorra qualcos’altro, per integrare teorie e prassi omogenee, che riduca il profitto a una sola delle conseguenze desiderabili dell’azione imprenditoriale consapevole.
Il terzo Focus Adriano Olivetti, allora, intende dare voce soprattutto a chi intraprende, piuttosto che a chi teorizza, a chi può narrare esperienze concrete in quanto protagonista dei processi complessi di produzione, piuttosto che a chi cerca di interpretarli dall’esterno; creando un’occasione di dialogo e contaminazione tra il mondo di chi «fa» e quello chi «pensa» in nome di finalità altre, più alte e concrete. S’intende allora mettersi in ascolto dei promotori dell’impresa civile, innovativa e critica, socialmente responsabile, capace di consapevolezza e visione, numerosi oggi più di quanto non si pensi, anche nel piccolo grande micro–‐cosmo del Made in Italy. Ancora quattro le tavole rotonde, quindi, ma tali da affrontare mescolate le parole chiave fin qui assunte separatamente (Territorio, Cultura, Politica, Economia), per andare al cuore dei processi complessi, nei quali l’attenzione a quelle dimensioni sono tutte simultaneamente e reciprocamente implicate, nel paradosso cognitivo attuale che decentrare il «target profitto», crei le migliori condizioni per una sua crescita esponenziale. Di fronte ai panelist un folto gruppo di autorevoli discussant animerà il confronto e l’incontro tra makers and thinkers.
Infine, novità dei tre anni di riflessione, anche una 5° tavola rotonda dedicata allo «story telling», come strumento indispensabile per rendere visibili dinamiche complesse altrimenti destinate ad restare impercepibili, paradossali, vale a dire: «a lato della comune opinione».
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