Imprenditore illuminato, «utopista tecnicamente provveduto», sindaco e deputato al Parlamento, Adriano Olivetti (1901-1960) è stato uno degli italiani più originali e lucidi del Novecento. Idealmente inserito nel solco della tradizione di un socialismo consapevole e riformista, ha intuito con anticipo la crisi dei partiti politici e dei sistemi urbani metropolitani.
Uomo intimamente religioso, di padre ebreo e madre valdese, si era convertito al cattolicesimo, leggeva con passione Emmanuel Mounier, Jacques Maritain e Simone Weil e amava costellare i suoi discorsi di citazioni evangeliche. Laureato in Chimica industriale al Politecnico di Torino, Olivetti aveva soggiornato negli Stati Uniti per studiare i metodi produttivi e la struttura organizzativa delle grandi fabbriche americane, un’esperienza che lo aveva portato a rinnovare radicalmente l’azienda paterna di Ivrea ‒ la prima a produrre in Italia macchine per scrivere ‒ trasformandola in una multinazionale.
Alla ricerca di un rapporto armonico tra città e campagna, fra industria e comunità – ma senza angustie municipaliste e paternalismi strapaesani ‒ Olivetti aveva rinunciato al sistema a cottimo e aveva modificato la catena di montaggio affinché la sua fabbrica diventasse un modello di socialità e di industrializzazione senza disumanizzazione.
EDB, 2013
EAN: 978-88-10-51338-5
Prezzo: € 6.50
Franco Ferrarotti, professore emerito di Sociologia all’Università La Sapienza di Roma, direttore della rivista La Critica sociologica, è stato tra il 1948 e il 1960 tra i più stretti collaboratori di Adriano Olivetti e, in rappresentanza del Movimento Comunità, deputato indipendente al Parlamento per la III Legislatura (1958-1963) della Repubblica Italiana.
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