La recente scomparsa (gennaio 2021) di Arturo Rolfo, per molti decenni a capo dell’Ufficio Design Caratteri, ci stimola ad approfondire un aspetto poco noto ma di rilevante importanza nella storia delle macchine progettate dalla Olivetti. Navigando sulla rete – non solo nei gruppi alimentati da ex dipendenti e appassionati collezionisti – si possono trovare descrizioni, analisi delle prestazioni, suggerimenti di restauro, fotografie, ricordi e discussioni sulle caratteristiche tecniche ed estetiche dei vari modelli posti in commercio negli anni. C’è spesso una prevalenza del tema macchine per scrivere, ma gli argomenti spaziano comunque su tutta la gamma dei prodotti commercializzati nei cento anni della storia aziendale.
Nonostante la quantità dei messaggi, poche volte si trovano riferimenti ai caratteri (intesi come caratteri tipografici, font) adottati nei vari modelli scriventi, o per derivazione sulla grafica delle tastiere e sulla rappresentazione a video. Ingiustamente, secondo noi, perché i caratteri sono una componente essenziale del “carattere” della macchina e indirettamente, assieme all’impaginazione, dell’autore del testo; oltre a costituire il solo elemento visivo nelle mani del destinatario.
A integrazione di quanto detto, prendiamo a prestito questa sintesi dal bel libro di Caterina Cristina Fiorentino Millesimo di millimetro – I segni del codice visivo Olivetti, 1908-1978:
«Ma quando si tratti di un’industria impegnata direttamente nella diffusione della parola, che produca macchine e strumenti che trattano l’informazione a tutti i livelli, dalla scrittura meccanica ed elettronica all’elaborazione più sofisticata di numeri e parole, gli strumenti per il calcolo scientifico e tecnico ai sistemi gestionali complessi, dalle macchine per copiare ai terminali» è impossibile trascurare che i caratteri tipografici sono stati oggetto di studio e di progettazione, tant’è che:
Olivetti produce scrittura: dunque progetta caratteri […], distribuisce le sue macchine in tutti i paesi del mondo. E questo comporta, nella progettazione dei caratteri, un costante impegno di ricerca non soltanto sugli alfabeti più tradizionalmente acquisiti, come il cirillico, l’arabo e il greco o il giapponese katakana ma anche quelli (dal coreano all’hindi, dal singalese al birmano, dal nepalese al thai) di antichissime nazioni o civiltà che mergono oggi al mondo della tecnologia. Olivetti ha anche realizzato una serie di caratteri cree, perché i discendenti dei famosi indiani Sioux possano scrivere a macchina nella loro lingua: li ha disegnati, a Ivrea, Arturo Rolfo.
Ecco, dunque, l’importanza del carattere nel progetto della macchina, al fine di raggiungere un compromesso ottimale fra le esigenze estetiche della scrittura (corpo, stile, spaziatura) e le limitazioni imposte dal meccanismo scrivente. Questa esigenza, ripresentatasi nel tempo su centinaia di prodotti, ha portato alla creazione di una funzione aziendale dedicata, con compiti sia di design che di ingegneria: l’Ufficio Design Caratteri.
Si è trattato di una unità di modeste dimensioni, ma dotata di personale con forte specializzazione specifica e capacità di affrontare la molteplicità delle soluzioni richieste dai diversi centri di progetto e settori di produzione dell’azienda per quasi un trentennio, sotto la guida di Arturo Rolfo. Una lunga storia quindi, che però non è andata perduta.
Il collega Giamaria Capello, “l’ultimo dei Moicani” rimasto a presidiare l’Ufficio Design Caratteri, prima di lasciare l’Olivetti nel 2016 ha conferito all’Associazione Archivio Storico Olivetti il notevole patrimonio di disegni e documenti dell’ufficio, compresi anche disegni risalenti agli anni ’30. Ora questa mole di testimonianze è stata catalogata ed anche in parte scansionata per costituire un archivio digitale consultabile. Potete leggere la storia e la struttura dei contenuti negli Archivi Digitali Olivetti alla sezione Design Caratteri Olivetti.
Se invece volete approfondire il tema generale della stampa di casa nostra, potete consultare i capitoli dedicati al Personal Printing nel sito Olivetti, storia di un’impresa.
Gianmaria Capello ci ha inviato anche un documento, redatto dal collega Marcello Talamini per rispondere ai quesiti di un gruppo di studenti dell’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Urbino che stavano preparando uno studio sul disegno dei caratteri in Olivetti. Lo potete leggere qui. Anche in questo campo si è quindi manifestata la collaborazione e gli scambi fra Olivetti e gli enti culturali nazionali e internazionali. Notiamo a questo proposito che Roberto Pieracini, uno dei progettisti grafici e art director con cui alcuni di noi hanno avuto occasione di collaborare durante i suoi anni olivettiani, è stato Direttore dell’ISIA dal 2007 al 2012.
E, infine, per i più curiosi ricordiamo la tesi di Maria Ramos Silva, che avevamo inserito sul nostro sito nel 2015.
Speriamo di aver suscitato il vostro interesse … e buona lettura. Con un grande ringraziamento ad Arturo Rolfo per quello che ci ha lasciato.
Con immenso dolore e tristezza apprendo la triste notizia che Arturo Rolfo ci ha lasciati.
Arturo, persona sempre disponibile e competente in quello che era il fulcro di Olivetti, la precisione e armonia del carattere, era un grande amico, e grazie a Lui siamo riusciti a portare nel mondo, nelle macchine di scrittura e personal computer, i distinti caratteri delle versioni nazionali di scrittura,
RIP Arturo
Hai ragione Ignazio, condivido il tuo pensiero forte dei 16 anni trascorsi con Rolfo nell’ufficio Design Caratteri e grazie alla sua ereditata passione ho concluso la mia attività in azienda nel 2016 occupandomi sempre di caratteri e di grafica
Sono addolorato anch’io per la scomparsa di Rolfo, che avrò incrociato personalmente sì e no un paio di volte, ma di cui conoscevo bene l’attività grazie alla mia lunga militanza della Direzione di Renzo Zorzi.
Un altro pezzo che se ne va… Del resto è inevitabile. Ma “un uomo non muore mai se c’è qualcuno che lo ricorda”, ha scritto Ugo Foscolo. Naturalmente questo vale per tutti i compagni di strada che man mano ci lasciano.
Per anni , nello sviluppo dei Prodotti Linea Calcolo e Cash Register, ho avuto la ” fortuna” di interagire con Arturo . In modo particolare ricordo il periodo di collaborazione per lo sviluppo del logo MF ( misuratore fiscale) che doveva essere evidenziato su ogni scontrino dopo il Totale. Ancora oggi se notate è presente. Noi però montavamo nei primi Cash register una stampante ad aghi con alcuni limiti funzionali…….. I suoi suggerimenti sono stati fondamentali nel realizzare un logo che presenta una integrazione della lettera M con la F con leggera inclinazione . Notatelo sugli scontrini : li è evidenziata la genialità di Arturo. .
Il recente post sulla scomparsa di Arturo Rolfo, che mi ha addolorato, mi ha fatto tornare indietro nel tempo, quando lavoravamo insieme nel Servizio Tecnico Disegno Industriale guidato dall’ing. Luigi Gabrielli, ubicato di fronte al Palazzo Uffici presso l’ex Centro Agrario, detto il Pollaio, perché durante la guerra vi avevano realizzato un allevamento di polli. Io vi ero entrata come giovane neolaureata, destinata ad avviare, dopo un periodo di training a Milano e in Olanda, un Ufficio Ricerche Ergonomiche, mentre Rolfo aveva già una notevole esperienza nel campo del design dei caratteri, in cui aveva una professionalità riconosciuta da tutti.
Entrata in Olivetti all’inizio del 1969, ho avuto la fortuna di assistere alla trasformazione dell’azienda da metalmeccanica a digitale ed anche alla conseguente evoluzione dei caratteri da “analogici”, cioè continui, a digitali, cioè composti da una matrice di punti. E’ in questo ambito che ho particolarmente interagito con Arturo Rolfo, in quanto inizialmente i punti a disposizione nelle stampanti ad aghi erano pochi ed era quindi necessario disegnare dei caratteri che con pochi punti fossero comunque leggibili; dovetti quindi organizzare delle prove con vari soggetti per testare la leggibilità di diversi font.
Il decennio passato in Olivetti sotto la guida di Gabrielli è stato entusiasmante perché egli aveva un’ampia visione dei diversi aspetti che concorrono all’ingegnerizzazione del design. I famosi designer dell’Olivetti, come Sottsass e Bellini, dovevano a volte essere “tecnicamente” arginati da certi eccessi di creatività, che potevano portare a difficoltà di realizzazione e a problemi di usabilità da parte degli utenti.
L’ambiente era molto stimolante e internazionale, come potei poi comprendere ed apprezzare quando nel 1979 passai a lavorare in Fiat, dove nei primi tempi trovai un Centro Stile molto ancorato a criteri tradizionali: era ancora l’epoca dei “cavalieri”!
Devo comunque ringraziare l’ing. Gabrielli che, quando si rese conto che alla mia famiglia si era aggiunto un bimbo ed era quindi per me eccessivamente gravoso continuare a fare la pendolare tra Torino e Ivrea, mi presentò all’architetto Mario Maioli, responsabile dello Stile Fiat. Un atteggiamento di interesse e attenzione verso i propri dipendenti che penso oggi quasi impensabile.