di Giuseppe Silmo
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Pagine: 232
ISBN: 978-88-95459-48-6
Prezzo: 20,00 €
Questo scritto non vuole essere un nuovo testo sul Movimento Comunità, dove altri autori si sono cimentati producendo testi, in cui il pensiero comunitario di Adriano Olivetti è riportato e commentato in tutta la sua compiutezza. Lo scopo di questo scritto, che parte ovviamente e necessariamente dal pensiero di Adriano e dalla fondazione del Movimento Comunità, è focalizzato sul territorio.
“Uomo” e “Territorio” i due concetti chiave nel pensiero di Adriano: “Quando le Comunità avranno vita, in esse i figli dell’uomo troveranno l’elemento essenziale dell’amore della terra natia nello spazio naturale che avranno percorso nella loro infanzia e l’elemento concreto di una fratellanza umana fatta di solidarietà nella comunanza di tradizioni e di vicende”. E ancora: “Ma essa, la Comunità, era nata nelle sue dimensioni naturali e umane nella mia piccola patria, il Canavese. La linea diritta delle colline, il corso inquieto del fiume, lo scenario di fondo coi monti amati della Val d’Aosta, poi, nel mezzo i prati verdi, i campi di grano, i faticati vigneti, attorno ai paesi percorsi una, dieci, cento volte”.
Parole queste raramente evocate dalla esegetica adrianea, quasi tutta concentrata sulla “centralità dell’uomo” nella “fabbrica”, ma che ci restituiscono Adriano nella sua completezza umana e ideale e che spiegano prima la nascita dei Centri Comunitari e poi quel balzo ideologico e creativo nella realizzazione di attività economiche sul territorio, il vertice del suo schema di pianificazione comunitaria, cioè l’I-RUR (Istituto per la Ricostruzione Urbana e Rurale) e in particolare di alcune di esse strettamente legate alla terra.
Dell’I-RUR poco si è scritto, accenni o poco più e soprattutto mancano parti importanti di quel disegno ancora in parte nella sola mente di Adriano e dei suoi collaboratori più vicini.Il narrare nella forma più completa ciò che il pensiero comunitario di Adriano ha prodotto sul territorio, a partire dai Centri Comunitari per arrivare alle realizzazioni dell’I-RUR e ai loro lasciti, che in alcuni casi sono ancora oggetto tangibile di utilità e fonte di reddito per le popolazioni, è lo scopo di queste pagine.
Giuseppe Silmo
Buongiorno, è possibile acquistare il testo “Adriano Olivetti e il Territorio. Dai Centri Comunitari all’I-RUR” ?
Sarei interessata a n.1 copia.
Grazie
Lucia Cuman
Il volume si può acquistare on line dal sito dell’Editore. Abbiamo evidenziato il link in alto accanto ai dati bibliografici >>>per acquisti<<<
Credo che il tempo rimasto, per i miei “tentativi di dialogo” su alcuni temi proposti ai lettori in questo luogo d’incontro, sia definitivamente scaduto.
Qui sono arrivato, per “serendipity”, 17 mesi fa.
La possibilità di un mio arrivo in Olivetti iniziò a prender forma, per “serendipity”, 40 anni fa.
In entrambi i casi la scoperta, per l’insuccesso dei miei “tentativi di dialogo”, si è rivelata tutt’altro che fortunata.
Il tema del libro di Giuseppe Silmo, che ringrazio per averlo messo in evidenza, mi invita a prendere commiato da un dialogo, su “sistemi aperti” o, in altre parole, su “autonomia digitale”, che cerco ancora di contribuire a far nascere, con ostinazione ormai patetica.
40 anni fa iniziai un “tentativo di dialogo” con la Olivetti Systems & Networks. Tre colloqui mi lasciarono l’impressione che avrei potuto “investire su me stesso” e rientrare dall’Inghilterra, dove avevo acquistato casa e avevo un impiego molto meglio retribuito ed esentasse.
Durante quei colloqui non mi fu possibile condividere l’esistenza di una relazione tra “sistemi aperti”, “comunità” e “territorio”. Mi fu chiaro che ciò che per me era un’intuizione, resa possibile dalla mia provenienza da ambienti di gestione della relazione tra sistemi tecnici e comunità territorialmente distribuite di utenti scientifici, non sarebbe stata facilmente condivisa.
Sette anni in OSN confermarono che quella condivisione sarebbe stata impossibile, per limiti imposti dalla cultura d’impresa e, soprattutto, da vincoli “comunicativi” esterni che vanificarono i miei tentativi di far nascere un dialogo tra il progetto OSN e i miei precedenti ambienti di lavoro.
Mi assunsi quindi, lasciando alle spalle la mia missione impossibile in OSN, l’ulteriore rischio di diventare lavoratore autonomo, con il “commercialmente” assurdo “obiettivo” di occuparmi di “sistemi aperti”.
Fui così “subappaltato” dal consorzio [X/OPEN] dei fabbricanti europei di computer, con l’incarico di gestire le riunioni di un gruppo di esperti per gli standard internazionali, richiesti dalla Commissione Europea a sostegno di un progetto per l’armonizzazione dei sistemi informatici delle Pubbliche Amministrazioni degli Stati Membri.
Quell’esperienza, se non fosse stata silurata dagli stessi limiti e vincoli già sperimentati in OSN, avrebbe dovuto fare emergere l’importanza strategica, per l’Europa, di una gestione della relazione tra “sistemi aperti”, “comunità” e “territori”.
Se ciò fosse stato possibile non sarebbe stato difficile intuire il bisogno di uno “schema di pianificazione comunitaria” come l’I-RUR, descritto dal libro di Silmo, con un diverso significato per la “I”, che avrebbe voluto dire “Istanza”, invece di “Istituto”.
Due ulteriori commenti a Adriano Olivetti e il Territorio, su olivettiana.it