La figura di Adriano Olivetti sta ricevendo un crescente interesse anche da parte dei media (al punto che su di essa si sta realizzando una fiction per la RAI).
In effetti, in un periodo in cui sono sotto gli occhi di tutti i disastri prodotti da un capitalismo finanziario anglosassone ossessionato dal dover creare di anno in anno valore per gli azionisti, l’esistenza di una figura di imprenditore che ha saputo coniugare la concreta possibilità di far convivere esigenze produttive, benessere materiale e pienezza umana interroga tutti quanti sul fatto che forse l’economia avrebbe potuto prendere altre strade.
Il rischio però è di trasformare ancor più la figura di Adriano Olivetti in un mito consolatorio, buono per facili retoriche sulla Responsabilità Sociale d’Impresa.
Un recente articolo del collega Lauro Mattalucci, pubblicato sul numero di dicembre della rivista on-line Dialoghi, cerca di indagare quali sono state le peculiarità dell’esperienza imprenditoriale e politica di Adriano e quale il suo lascito – precocemente diventato a rischio di mitizzazione – sulla cultura d’impresa, dentro e fuori della Olivetti.
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Nello stesso numero della rivista troverete anche un racconto ambientato nelle officine Olivetti anni ’60 scritto da Mauro Bini (ex gestore del personale e sociologo).