di Giuseppe Silmo

L’antefatto

Nel mese di agosto 2023, è comparso su Facebook un Post intitolato: “Gli Stati Uniti utilizzarono Olivetti come pedinaera diventato troppo scomodo.” (Prodotto da “Radio Radio”). [1] La rete produce programmi con il titolo La verità dietro i giochi di potere, rivelando presunte verità, con ricostruzioni storiche assolutamente discutibili.
Non vorrei soffermarmi sulla narrazione storicamente fantasiosa e confusa degli avvenimenti e delle persone coinvolte, ma vorrei concentrarmi su quanto riguarda Adriano Olivetti, tirato in ballo stravolgendone completamente l’operato, le sue finalità e i suoi rapporti con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.

Il periodo storico

Innanzitutto, è il caso di fare un po’ di chiarezza sul periodo storico di cui parliamo.
Febbraio 1943, la guerra volge male per l’Asse: la battaglia di El Alamein è terminata il 5 novembre 1942 con la sconfitta dei tedeschi e degli italiani. La battaglia di Stalingrado, il punto massimo dell’avanzata tedesca, è terminata il 2 febbraio, con la resa degli ultimi reparti tedeschi (Von Paulus si è arreso il 31 gennaio).
Adriano, già da tempo, aveva capito che la guerra sarebbe stata persa, per l’esattezza dall’attacco di Pearl Harbour del 7 dicembre 1941 e con l’ingresso in guerra degli Stati Uniti, di cui conosce bene il potenziale industriale.[2]
Per capire l’attività di Adriano nell’opposizione attiva e appassionata al fascismo, a partire, come vedremo, dall’estate del 1942 e in un crescendo nei primi mesi del 1943, occorre chiarire prima la posizione di Adriano verso il fascismo stesso. Infatti, in un testo recente di Paolo Bricco,[3] la sua posizione è stata oggetto di completo ribaltamento rispetto a tutta la storiografia ormai ampiamente consolidata.

La figura di Adriano

Nel testo citato si scrive: “Adriano è un uomo del primo Novecento. È positivista e tecnocratico, prima socialista e poi pienamente immerso nel fascismo razionalista…”. Passando poi a parlare del periodo dei primi anni ‘40, l’autore scrive di “Allontanamento dal fascismo…” e di ricomposizione della “propria identità individuale rimodulandola”. E ancora, “Adriano è un animale che sta cambiando pelle”.[4]

Giuliana Gemelli,[5] sull’enciclopedia Treccani, alla voce Adriano Olivetti del Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 79 (2013), scrive: “L’adesione al fascismo e alle idee di Mussolini non ci fu mai e nemmeno vi fu una collaborazione stretta con la burocrazia statale. Tuttavia, nella sua continua ricerca del ‘socialmente innovativo’, Olivetti arrivò ad avvicinarsi ideologicamente al corporativismo, nell’utopistica speranza di poter spostare a sinistra il baricentro del fascismo. Alcuni biografi, in particolare Ochetto, hanno rilevato la sua vicinanza a Giuseppe Bottai, figura peraltro molto originale e non sempre allineata alle politiche del fascismo. I punti di contatto ebbero a che vedere con aspetti riguardanti l’urbanistica e i movimenti razionalisti in architettura dai quali lo stesso Mussolini dopo un’iniziale entusiastica adesione, prese le distanze optando per l’architettura ‘romana’, di prestigio universale, che seguiva i canoni del consolidamento dell’ideologia.”[6] Perfetta sintesi della vita e del pensiero politico di Adriano in quel periodo storico.

Anche lo storico Marco Maffioletti trae le stesse conclusioni nel suo lavoro di ricerca sulla biografia intellettuale di Adriano, per la tesi di dottorato discussa alla fine del 2013 all’Università di Grenoble, in collaborazione con l’Università di Torino.[7] Maffioletti, a supporto della sua tesi, scrive, tra l’altro:
«Dopo che il 27 maggio 1933 il regime aveva imposto per decreto l’iscrizione al PNF a chi avesse voluto partecipare ai concorsi pubblici e o iscriversi ai sindacati fascisti – quindi chiunque avesse voluto lavorare per e con l’amministrazione statale –, Adriano Olivetti acquisì la tessera del PNF n. 530.378493. Venticinque anni più tardi, in sede privata avrebbe amaramente commentato questa scelta obbligata: “Non è male che si sappia quello che in Piemonte sanno: che dopo essere stato un noto avversario del fascismo, come altri italiani, presi la tessera il 31 luglio 1933, cioè l’ultimo giorno, quando venne annunciata l’eliminazione dai sindacati di coloro che non erano iscritti al partito. È anche noto che come fascista non fui mai troppo in odore di santità avendo adoperato la tessera per difendere la libertà di coloro che non l’avevano e la mia tessera non fu mai strumento di oppressione per nessuno, tanto è vero che in questi ultimi quindici anni, a parte la mia partecipazione nella lotta antitedesca, questa questione non fu mai posta in discussione.”»[8]

Per completare l’informazione sulla reale posizione politica di Adriano e della famiglia Olivetti, va ancora citata la lettera scritta a Milano, nell’ottobre del 1938, dall’Ispettore Generale di Pubblica Sicurezza, in cui si osserva: “da seria fonte confidenziale viene riferito che i noti industriali Olivetti di Ivrea persisterebbero nel loro atteggiamento antifascista”.[9]
Questo monitoraggio avveniva nonostante l’iscrizione di Adriano al partito fascista.[10] Da quanto si può capire, da tutto il contesto, un’iscrizione dovuta per tutelare la Fabbrica (che Adriano intende non solo come ente produttivo, ma come il tentativo di creare una “fabbrica sociale”). Per averne conferma basta, infatti, leggere quanto scritto in una nota dal capo della polizia Arturo Bocchini dopo un incontro con Adriano Olivetti, andato a intercedere per Riccardo Levi[11] e Gino Levi[12] che sono stati arrestati perché sospettati di appartenenza al movimento di Giustizia e Libertà.[13] Scrive Bocchini: “Sebbene di recente iscritto al Partito, l’Adriano Olivetti non sembra abbia un’adeguata comprensione del movimento fascista e dimostri molta attenzione al regime. Si ha piuttosto l’impressione che egli abbia chiesto l’iscrizione per evidenti ragioni di opportunità, avendo un’azienda che necessita di essere tutelata e sostenuta dal governo”.[14]  C’è di più, Benito Mussolini, nel luglio 1937, vieta la presenza di membri del governo alla presentazione del Piano Regolatore della Valle d’Aosta elaborato e diretto da Adriano Olivetti e, oltraggiosamente, non include la fabbrica nel suo itinerario di visita ad Ivrea il 19 maggio 1939.[15]

La preparazione ideologica e pratica ai contatti con i Servizi Segreti degli Alleati

Riportata la figura di Adriano in accordo con la storia, passiamo alla risposta più pertinente al Post di “Radio Radio”.
Nell’estate del 1942, Adriano sente che è giunto il tempo di partecipare attivamente per affrettare la caduta del regime, ma non vuole solo far cadere il fascismo e ritornare alla libertà, vuole che la nuova Italia sia profondamente rinnovata politicamente e socialmente, perciò, prende contatto con i vari gruppi antifascisti. Scrive Adriano:
 “Nell’estate del ’42 cominciarono a circolare in tutta Italia [], i programmi che i movimenti politici clandestini preparavano per l’indomani. […].
Da quei manifesti, da quei programmi il nostro Paese attendeva una ricostruzione e una nuova resurrezione. Ma essi non costituivano niente di nuovo, contenevano ancora delle vaghe affermazioni, delle intenzioni, un omaggio, […], alle tradizioni di democrazia, di libertà, di socialismo alle quali anche noi teniamo e crediamo. Ma la strada, la strada per realizzare socialismo e democrazia e libertà rimaneva ancora oscura e densa di pericoli.
Fu appunto allora, in quella fine tormentata del 1942, in quel tempo in cui l’alterna vicenda della Guerra, la sua durezza, tra aumentati sacrifici preparava un periodo ancora più tragico, quello dell’occupazione tedesca, in quella dura vigilia compresi che occorreva far uno sforzo, bisognava condensare in un’unica formula tutte quelle esperienze e conoscenze politiche e non politiche che alternative continue fra il lavoro, la vita e lo studio mi avevano concesso di esplorare”.[16]

Adriano si fa carico di sintetizzare gli elementi secondo lui validi in un’unica formula innovativa. Il documento che nasce, tra l’autunno del 1942 e i primi giorni di gennaio del 1943, è la “Riforma politica, riforma sociale”.[17]
Scrive Adriano in anteprima: “Riforma politica e riforma sociale devono essere intese e direttamente ed organicamente connesse, in quanto è attraverso la prima che vengono posti gli strumenti necessari per l’attuazione della seconda”.[18] E nella pagina di apertura: “Il movimento per lo Stato Federale delle Comunità si propone di attuare in Italia un profondo rivolgimento, inteso a soddisfare le aspirazioni materiali e spirituali di ogni strato sociale. Esso sintetizza ed armonizza, traducendole concretamente, le più importanti esigenze dei gruppi rivoluzionari italiani e trae le logiche conseguenze dal fallimento dell’esperienza unitaria dello stato italiano. Il movimento per lo Stato Federale delle Comunità afferma le necessità di una riforma politica, intesa a rinnovare radicalmente le strutture del paese, ricercando un nuovo vincolo di coesione, più duttile ed a un tempo più intimo e tenace, di quello costituito dall’autorità impersonale e centralizzata dello Stato”.[19]

Il documento è un vero e proprio progetto di innovazione politica, sociale e amministrativa, dove, come scrive Adriano, inizia a delinearsi il concetto di comunità quale elemento “capace di esprimere il comune interesse materiale e morale di uomini che svolgono la loro attività in uno spazio geografico determinato dalla natura, dalla storia o dai nuovi rapporti stabiliti dall’organizzazione economica moderna”.[20]
Testo da cui nasce, nel maggio 1943, il “Memorandum sullo Stato Federale delle Comunità in Italia”.[21] Qui, Adriano completa il discorso federalista: “Lo stato prenderà il nome di Stato Federale delle Comunità d’Italia […] Il nome di Federale è stato prescelto perché ad esso corrisponderà un duplice sistema di decentramento fondato sulla Regione e sulla Comunità. […] Lo Stato Federale […] potrà aderire a una possibile Unione degli Stati Federali delle Comunità d’Europa…”.[22]
Documenti, questi, mai pubblicati, i cui originali, battuti a macchina, conservati con cura presso l’Archivio Storico Olivetti, lasciano trasparire la passione umana, civica e politica di Adriano.  Da qui, inizia quella sistematica riflessione che porterà più tardi all’”Ordine politico delle Comunità”, pubblicato nel 1945 dalle Nuove Edizioni Ivrea e stampato in Svizzera.[23]

L’impegno di Adriano per finire la guerra è a tutto campo. Qui diventa importante l’intervista che Giorgio Fuà[24] rilascia a Giulio Sapelli.[25] Nel 1941, Fuà è un giovane neolaureato della Normale di Pisa quando Adriano lo recluta come redattore della casa editrice Nuove Edizioni Ivrea (NEI), nata per pubblicare autori ostacolati dal regime o non pubblicati dalle case editrici del tempo. Pochi mesi dopo, Fuà dice: “Mi sono accorto che ad Adriano interessava di più un’altra cosa […] lui voleva la pace separata […] per far finire la guerra giungendo a un armistizio con gli inglesi e con gli americani provocando la fine del fascismo. Io mi autodefinivo il galoppino della rivoluzione, il galoppino del colpo di stato, perché per esempio, mi ha spedito a persuadere Croce. Ho conosciuto Einaudi, che era un altro che ci stava e mi ha dato una mano. Questo tentativo prende forma nel 1942. I miei viaggi erano parecchi ed erano anche materialmente difficili, perché già i treni funzionavano male”.[26]

Anche Bruno Caizzi, il primo biografo di Adriano, scrive che lo ossessiona il pensiero di preparare una tempestiva azione che possa evitare al Paese mali peggiori. A tal fine, già nei primi mesi del 1942, Adriano si reca a Pietra Ligure dal maresciallo Pietro Caviglia, uomo di grande popolarità, messo ai margini dal fascismo, e, su sua indicazione, si reca anche dal maresciallo Pietro Badoglio, a Grazzano, in provincia di Asti.[27] Annota il Caizzi “conoscendo il carattere del vecchio generale piemontese, è da credere che Badoglio ascoltasse senza fare segni di diniego ma anche senza nulla promettere”.[28]
Entra in contatto anche con Maria José Principessa del Piemonte e moglie di Umberto II, che nel 1941 era stata in visita a Ivrea all’asilo nido Olivetti. Nell’estate successiva, Adriano ha un incontro con lei al Castello di Sarre, in Valle d’Aosta, per via dei suoi contatti con antifascisti e con ambienti militari e vaticani.[29]

I contatti con i Servizi Segreti Alleati

L’attività di Adriano si fa frenetica a partire da gennaio-febbraio 1943 nell’intensificare i contatti già avviati per preparare progetti d’azione, sia per sganciare l’Italia dal conflitto, sia per abbozzare la fisionomia di una nuova società da costruire nel dopoguerra.[30]
Negli stessi mesi, la sua attività si fa più stringente anche all’estero, nella neutrale Svizzera, data la possibilità di espatriare, con tanto di visto rilasciatogli dalle Autorità elvetiche per curare i suoi affari.[31] A Berna, operano i servizi segreti americani con l’OSS (Office of Strategic Services), l’antesignano della CIA, e il britannico SOE (Special Operations Executive).
Sulla data della prima visita di Adriano in Svizzera, ai fini di svolgere questa attività cospirativa, non tutti gli autori concordano o ne danno una; quella del maggio 1942,[32] appare troppo anticipata e potrebbe essere un refuso di stampa, infatti, è in contraddizione con le attività svolte, che iniziano, come abbiamo visto, nell’estate del 1942 con i primi contatti di Adriano con i gruppi antifascisti. La data più accreditata è tra la fine di gennaio e i primi di febbraio del 1943 e fa riferimento a una ricostruzione di tutti i contatti avuti da Adriano con l’OSS, fatta dallo storico Davide Cadeddu sulla base degli archivi CIA declassificati e pubblicati nel 1992.[33]

Riassumiamo brevemente gli incontri avuti da Adriano con i servizi segreti americano e inglese. Quello che qui interessa, infatti, non sono tanto i particolari della storia di questi incontri (per altro raccontati in maniera esemplare e in dettaglio da Davide Cadeddu nelle sue pubblicazioni[34] e in forma più scorrevole da Valerio Ochetto[35] e più riassuntiva da Emilio Renzi[36]e Bruno Caizzi[37]) ma, piuttosto, dare la risposta al Post di “Radio Radio”, in merito al tipo di accoglienza che le iniziative di Adriano hanno avuto presso gli Alleati.
Ai primi di febbraio ’43, Adriano incontra in Svizzera un informatore dell’OSS, François Bondy, a cui consegna lo scritto “Riforma politica, riforma sociale”. L’informatore rimane favorevolmente impressionato e scrive nel suo rapporto che si tratta di “a man to be taken seriosuly, and of some importance”,[38] sollecitando l’OSS ad approfondire il contatto. Adriano si presenta con le credenziali di quattro gruppi antifascisti, “including the group d’Azione and the comunists”.[39] Così, il 4 febbraio, incontra un secondo informatore al quale presenta un testo manoscritto, che, ribattuto a macchina dall’informatore stesso, viene classificato come “Plan A” negli archivi CIA . Il testo e il rapporto dell’informatore (“Memorandum”[40]) vanno questa volta direttamente nelle mani del capo dell’OSS, Allen Dulles.

In estrema sintesi, il “Plan A” si configura come un vero e proprio piano militare-politico e prevede che l’Italia dichiari l’armistizio, che il re abdichi a favore della principessa Maria José e che, contestualmente, il governo proclami la neutralità e faccia rientrare le divisioni dislocate nei Balcani e le rischieri al Brennero. Di fondamentale importanza, nel piano di Adriano, è “il rinnovamento radicale della struttura politica italiana” attraverso la costituzione di una struttura statale federale e comunitaria, come delineata nel testo “Riforma politica, riforma sociale”.[41]
Le proposte di Adriano sono frutto dei contatti, già citati, avuti con i partiti antifascisti clandestini, con gli intellettuali antifascisti, con Maria Jose e con alti esponenti militari. Il federalismo di Adriano, in particolare, è frutto del dibattito tra gli intellettuali italiani. Egli, infatti, è uno dei primi ad aderire al Manifesto di Ventotene, diffuso tra gli antifascisti a partire dall’estate del 1941. L’originalità di Adriano sta nel concetto di Comunità e nel focus sul federalismo italiano.

Dopo l’incontro di febbraio, i suoi rapporti con l’OSS probabilmente si interrompono, anche perché il visto di Adriano per la Svizzera è scaduto, ma in Italia egli continua a tessere relazioni con importanti personalità dell’antifascismo e con i capi dei vari partiti antifascisti, con i quali condivide i suoi scritti, prima la “Riforma politica, riforma sociale” e poi il “Memorandum sullo Stato Federale delle Comunità”. Incontra alcuni capi militari: i generali Raffaele Cadorna, Enrico Caviglia e Pietro Badoglio. Ottiene un’udienza dal pontefice e lunedì 7 giugno (qui le date sono importanti) ha un ulteriore incontro con la Principessa di Piemonte Maria José.

In questo periodo, in Svizzera per l’acquisizione di diritti d’autore, svolge un suo ruolo Luciano Foà,[42] segretario generale della casa editrice NEI, che, tra aprile e maggio, incontra anche lui François Bondy (forse non casualmente), che lo introduce all’Ambasciata americana di Berna e lo fa incontrare con Dulles, il quale dichiara il suo interesse ad avere un intermediario tra la Svizzera e l’Italia.[43] Adriano, a questo punto, torna in Svizzera, con la traduzione in inglese del “Memorandum sullo Stato Federale delle Comunità” in Italia e un allegato “A completamento”, in cui viene affrontato il problema della monarchia con l’abdicazione del Re alla Reggente, la Principessa di Piemonte Maria José.[44] Scritto con ogni probabilità in previsione dell’incontro del 7 giugno.[45]

Oltre a quei documenti e al piano militare-politico, Adriano porta con sé moltissime informazioni, tra cui quelle sulla situazione dei partiti antifascisti e sulle possibilità insurrezionali, sugli effetti dei bombardamenti e la relativa riduzione della produzione industriale, ma anche l’opinione che i bombardamenti non fossero più necessari da un punto di vista militare. Con tutti questi documenti e informazioni, all’inizio della terza settimana di giugno, Adriano varca il confine Svizzero e prende contatto con un agente OSS, allo scopo di farli pervenire a Dulles. Martedì 15 giugno 1943, dopo un colloquio con Dulles a Berna, viene registrato come agente 660 essendo “highly recommended by reliable sources”.[46]

Dulles mette in contatto Adriano anche con il proprio omologo inglese Mac Caffery rappresentante del SOE (Special Operation Executive).
Sia Dulles che Mac Caffery rimangono impressionati da Adriano “not only with his knowledge of conditions  but also with his sincerity”,[47] perciò ritengono che si sarebbe potuto dimostrare utile nel creare un’azione antifascista, al di là del giudizio  sull’efficacia  del piano da lui esposto.
Proprio in quell’occasione Mac Caffery, al fine di proseguire i contatti, gli indica in un “certo signor Rossi”, residente a Milano, il collegamento del SOE in Italia. In realtà, il “sig. Rossi” è un agente del SIM (Servizio Informazioni Militare delle forze armate del Regno d’Italia). [48]

Il 15 luglio, Adriano è a Roma per riannodare alcuni suoi fili cospirativi.
Il 25 luglio, Mussolini viene arrestato e cade il fascismo.
La sera del 28, Adriano si ritrova con Luciano Foà, Giorgio Fuà, il fido autista Antonio Gaiani, la segretaria Wanda Soavi e altri per festeggiare la fine del fascismo. Tuttavia, Adriano è scontento della piega che stanno prendendo i fatti politici e stila in fretta un messaggio che affida a Gaiani, che deve consegnarlo al “signor Rossi” per informare gli Alleati sulle tendenze del governo Badoglio e sulla sua stessa figura. Gaiani viene arrestato. Due giorni dopo vengono arrestati Adriano e Wanda Soavi. Vengono tutti rinchiusi a Regina Coeli con l’accusa di “comprovata intelligenza con il nemico”. Allen Dulles comunica alla sede dell’OSS negli Stati Uniti che l’informatore 660 è stato fatto arrestare da Badoglio.

Nel frattempo, l’8 settembre, viene annunciato, da parte di Pietro Badoglio, l’armistizio con gli Alleati, siglato segretamente a Cassibile, presso Siracusa, il 3 settembre. Armistizio citato, fuori contesto storico, all’inizio del Post di “Radio Radio”.
A seguito di tutta una serie di interventi, in particolare sull’Arma dei Carabinieri, pochi giorni prima che il carcere venga consegnato ai Tedeschi, Adriano, la Soavi e il Gaiani sono liberati.[49]

Adriano aspetta qualche tempo a Roma, sperando che gli Alleati arrivino nella capitale, poi si sposta al Nord e l’8 febbraio 1944, essendo ormai divenuto troppo rischioso rimanere in Italia, varca il confine con la Svizzera insieme alla segretaria Wanda Soavi.[50]
Durante il forzato esilio, Adriano lavora all’”Ordine politico delle Comunità”, partendo dal “Memorandum sullo Stato Federale delle Comunità in Italia”, il testo che sarà alla base del Movimento Comunità, da lui fondato nel giugno 1947.

Epilogo

Dopo aver ristabilito la corretta cronologia storica, accertati i fatti e citate le persone effettivamente coinvolte, francamente, risulta ancora più difficile capire lo svolgersi dei fatti così come raccontati nel Post di Radio Radio e il titolo stesso, “Gli Stati Uniti utilizzarono Olivetti come pedinaera diventato troppo scomodo”, narrazione del tutto fantasiosa e storicamente improponibile. A mettere fuori gioco Adriano è stato Badoglio e Adriano Olivetti non ha mai agito da pedina, ma, come si è visto, è sempre stato un protagonista stimato e apprezzato dai Servizi Alleati.


[1] https://www.radioradio.it/2023/07/cia-olivetti-usa-servizi-segreti-italia/

[2] V. Occhetto, Adriano Olivetti La Biografia, Roma-Ivrea 2013, p.105.

[3] P. Bricco, Adriano Olivetti. Un Italiano del Novecento, Milano 2022.

[4] P. Bricco, Adriano Olivetti. Un Italiano del Novecento, op. cit., p. 171, 181, 189.

[5] Giuliana Gemelli: docente di storia contemporanea e di studi comparati di filantropia all’Università di Bologna, è esperta di istituzioni scientifiche e d’impresa e membro del Centro Studi della Fondazione Adriano Olivetti.

[6] https://www.treccani.it/enciclopedia/adriano-olivetti_%28Dizionario-Biografico%29/

[7] M. Maffioletti, L’impresa ideale fra fabbrica e comunità. Una biografia intellettuale di Adriano Olivetti, Roma, 2016.

[8] Ibidem, pp. 177-178.

[9] Lettera riportata da Davide Cadeddu in Adriano Olivetti, Stato Federale delle Comunità. La riforma politica e sociale negli scritti inediti (1942-1945), Edizione Critica a cura e con l’introduzione di Davide Cadeddu, Milano 2004, pp. 12-13.

[10] Ibidem, p.12.

[11] Riccardo Levi, dirigente Olivetti, responsabile dell’Ufficio Progetti, progettista della MP 1 e più tardi delle prime machine da calcolo MC3, MC4, datosi alla clandestinità e alla resistenza dopo l’8 settembre.

[12] Gino Levi, che poi cambierà il nome in Gino Martìnoli, dirigente Olivetti, era il fratello di Natalia Ginzburg e il cognato di Adriano, che ne aveva sposato la sorella Paola.

[13] P. Bricco, Adriano Olivetti. Un Italiano del Novecento, op.cit., p.111

[14] Ibidem, pp.112-113.

[15] D. Cadeddu, Towards and Beyond the Italian Republic, Adriano Olivetti’s Vision of Politics, Hampdtead, NY, USA, 2021, p. 9.

[16] A. Olivetti, Come nasce un’idea, in «Comunità», a. IV, n.6, gennaio-febbraio 1950, p. 1.

[17] AASO, Fondo Adriano Olivetti / Scritti editi e inediti di Adriano Olivetti. Fascicolo 637; A. Olivetti, Stato Federale delle Comunità, La riforma politica e sociale negli scritti inediti (1942-1945), op. cit., pp. 18, 52, 67-87; D. Cadeddu, Towards and Beyond the Italian Republic, Adriano Olivetti’s Vision of Politics, op. cit. p. 84; V. Occhetto, Adriano Olivetti La Biografia, op. cit., pp.105- 107; E. Renzi, Comunità Concreta. Le opere e il pensiero di Adriano Olivetti, Napoli 2008, pp.33-34.

[18] AASO, Fondo Adriano Olivetti / Scritti editi e inediti di Adriano Olivetti. Fascicolo 637, p.1.

[19] Ibidem, p.2.

[20] Ibidem, p.7.

[21] AASO, Fondo Adriano Olivetti / Scritti editi e inediti di Adriano Olivetti. Fascicolo 638; A. Olivetti, Stato Federale delle Comunità, La riforma politica e sociale negli scritti inediti (1942-1945), op. cit., p. 53, 88-136; D. Cadeddu, Towards and Beyond the Italian Republic, Adriano Olivetti’s Vision of Politics, op. cit. p. 88; V. Occhetto, Adriano Olivetti La Biografia, op. cit., p.109.

[22] AASO, Fondo Adriano Olivetti / Scritti editi e inediti di Adriano Olivetti. Fascicolo 638, pp.14-15.

[23] A. Olivetti, a cura di D. Cadeddu, L’Ordine politico delle Comunità, Roma/Ivrea 2014, p. 13.

[24] Giorgio Fuà economista italiano, 1919- 2000. Fondò la facoltà di economia dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona e l’ISTAO di Ancona: Istituto Adriano Olivetti di studi per la gestione dell’economia e delle aziende.

[25] Vedi: Testimonianza. Intervista con Giorgio Fuà, in G. Sapelli, Storia economica dell’Italia Contemporanea, Milano Bruno Mondadori, 1997, pp.207-211.

[26] Ibidem, p. 210.

[27] B. Caizzi, Camillo e Adriano Olivetti, op. cit., p.193; V. Occhetto, Adriano Olivetti La Biografia, op. cit., p. 108.

[28] B. Caizzi, Camillo e Adriano Olivetti, op. cit., p. 194.

[29] V. Occhetto, Adriano Olivetti La Biografia, op. cit., p. 111.

[30] Ibidem, op. cit. p.105; E. Renzi, Comunità Concreta, op. cit., p.23.

[31] Ibidem, op. cit. p.107, 109,117.

[32] P. Bricco, Adriano Olivetti. Un Italiano del Novecento, op. cit., p. 187.

[33] NARA (National Archives and Records Administration, Rg 226, Entry 210, Box 367, file 660, “Memorandum”, “Plan A”NARA, Rg 226, Entry 210, Box 460, in: D. Cadeddu, Towards and Beyond the Italian Republic, Adriano Olivetti’s Vision of Politics, op. cit., p.10 n. 69, p.84 n. 9, p.86, nn. 24, 26, 30, 33, p. 87, n.34, n. 38, p.88, nn.45, 46, 47, 48, 49, 50, p.89, n. 60, p. 90, nn. 61, 62, 64,67, p.91, n.73; e in A. Olivetti, Stato Federale delle Comunità. La riforma politica e sociale negli scritti, inediti (1942-1945), op. cit., p.14, nn.17,18,19, p.15, nn.20, 21, p.16. nn. 22, 24, p. nn. 26,27,28, p.20. nn. 35, 42, p. 21, nn. 43,44,46,47, p.22 51, 53, 55.

[34] A. Olivetti, Stato Federale delle Comunità. La riforma politica e sociale negli scritti, inediti (1942-1945), op. cit., pp.11-30; D. Cadeddu, Towards and Beyond the Italian Republic, Adriano Olivetti’s Vision of Politics, op. cit., pp. 83-93. 

[35] V. Occhetto, Adriano Olivetti La Biografia, op. cit., pp. 105-113.

[36] E. Renzi, Comunità Concreta, op. cit., pp.33-36.

[37] B. Caizzi, Camillo e Adriano Olivetti, Torino 1962, pp.193-195.

[38] D. Cadeddu, Towards and Beyond the Italian Republic, Adriano Olivetti’s Vision of Politics, op. cit., p. 85

[39] Ibidem.

[40] Da non confondere con il Memorandum sullo Stato Federale delle Comunità in Italia, di Adriano Olivetti.

[41] AASO, Fondo Adriano Olivetti / Scritti editi e inediti di Adriano Olivetti. Fascicolo 637, p.1.

[42] Nel 1962 Luciano Foà fonderà l’Adelphi.

[43] A. Olivetti, Stato Federale delle Comunità. La riforma politica e sociale negli scritti, inediti (1942-1945), op. cit., p.20.

[44] AASO, Fondo Adriano Olivetti / Scritti editi e inediti di Adriano Olivetti. Fascicolo 639.

[45]A. Olivetti, Stato Federale delle Comunità. La riforma politica e sociale negli scritti, inediti (1942-1945), op. cit., 56.

[46] D. Cadeddu, Towards and Beyond the Italian Republic, Adriano Olivetti’s Vision of Politics, op. cit., p. 91.

[47] Ibidem.

[48] Ibidem

[49] Riferimenti più ampi e dettagliati si possono trovare in: B. Caizzi, Camillo e Adriano Olivetti, op. cit., pp. 194-195; A. Olivetti, Stato Federale delle Comunità. La riforma politica e sociale negli scritti, inediti (1942-1945), op. cit., pp. 28-29; V. Occhetto, Adriano Olivetti La Biografia, op. cit., pp. 112-113.

[50] G. Silmo, Olivetti. Una storia breve, Ivrea 2017, pp.61-62.

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