In questa pagina parliamo di: Mario Volpi, Massimo Samaja
Mario Volpi
Inviato da Gianni Di Quattro
Un gentiluomo romano, sicuramente un discendente da un grande patrizio, pieno di intelligenza e di amore per la vita e per la gente, capace di ironizzare su tutto, quasi a rendere più umano, più facile qualsiasi problema. Un romano con l’orgoglio di esserlo, un cittadino del mondo allo stesso tempo, una capacità relazionale altissima, un buon senso dominante, un amante consapevole del piacere di vivere.
Mario Volpi è stato un protagonista in Olivetti. A cominciare dal suo ingresso in Olivetti Bull ha ricoperto sempre funzioni direttive importanti, direttore di varie Filiali, direttore commerciale di area e poi nella Olivetti, dopo la vendita della Divisione Elettronica, in Francia, a Parigi città da lui amata, a fare il capo di tutti i i sistemi. Al suo rientro al Marketing centrale con funzioni di sviluppo nell’area della America Latina, incarico delicato che lo ha portato a viaggiare molto e ad aiutare tante consociate non solo nella definizione delle strategie, ma anche con il trasferimento di manager di valore da lui individuati per collaborare direttamente. Poi nella struttura italiana ad occupare la posizione di responsabile dell’area romana, cosa che gli ha consentito di ritornare a casa, di stare vicino ai suoi figli e di fare una grande lavoro commerciale. Tanto è vero che quando ha deciso di lasciare la Olivetti, malgrado la sua posizione di pensionato, è stato chiamato da grandi organizzazioni per collaborare nei processi di sviluppo.
È stato molto amato dai suoi collaboratori, stimato da tutti i clienti, caro anche alle donne perché era un uomo molto affascinante e galante.
Mario Volpi, rappresenta magnificamente una categoria di dirigenti, un livello di qualità manageriale, che ha fatto grande la Olivetti, almeno sino a quando il processo di decadenza ha travolto anche questa visione di Adriano. Gente colta, interessante umanamente, con grande capacità relazionale, amante della bellezza, intelligente e impegnata nella società in cui di volta in volta vive. Così la gente Olivetti, che soprattutto nel passato era particolare e questo aspetto consente molto più di altri di capire perché e come la Olivetti ha avuto il successo che ha avuto.
Massimo Samaja
Inviato da Gianni Di Quattro
Un cortinese tosto, tenace ed inflessibile nel raggiungere gli obiettivi. Un protagonista Olivetti senza dubbio. Capace anche di gesti di grande generosità, sempre dietro ad un’aria un po’ burbera e un po’ distaccata almeno apparentemente; non conoscendolo poteva sembrare altezzoso ed ostile ed un po’ lo era quando qualcuno si metteva di traverso ai piani suoi e dei suoi amici.
Aveva cominciato in Olivetti dalla base ed aveva percorso tutti i gradini della carriera, cosa che lo rendeva consapevole del lavoro, delle difficoltà e delle necessità professionali ed umane. Aveva svolto funzioni di responsabilità nell’area delle macchine contabili e della meccanizzazione integrale, era stato per diversi anni a Londra responsabile di tutti i sistemi di quella importante consociata, era tornato in Italia con funzioni di coordinamento nell’ambito del marketing centrale, divenendone poi il direttore quando Elserino Piol fu inviato in America. Poi è stato capo della struttura commerciale italiana ottenendo brillanti risultati e operando modifiche organizzative non da poco.
Dopo, per chiudere la sua brillante e importante carriera, divenne direttore del personale di tutto il gruppo, cosa che dimostra la sua riconosciuta partecipazione all’azienda ed in questa funzione ha potuto manifestare doti umane in qualche modo assolutamente coerenti con la cultura di questo ruolo chiave nella storia dell’azienda. Peraltro, funzione svolta in un momento molto delicato dell’azienda, quando ormai la decadenza era in marcia in modo irreversibile.
Massimo era anche amante delle belle cose, degli amici e degli incontri umani che si organizzavano. Una abitudine che rappresentava quanto in ogni ambiente dell’azienda era vivo lo spirito dello stare assieme. Per stare assieme appunto, per confrontarsi, per raccontare la vita, per rilassarsi in momenti in cui ci si abbandona al piacere del calore degli amici e del buon cibo. In queste occasioni Massimo manifestava in modo chiaro la sua voglia di umanità, l’amore per la vita e l’orgoglio di quello che era risuscito a fare. Un protagonista Olivetti come nella storia Olivetti.
(su Mario Volpi) Caro Gianni, sottoscrivo tutto. Uno dei miei numerosi capi, fra tutti il più amato.
MARIO VOLPI
non posso che sottoscrivere. Non l’ho frequentato molto, ma in più occasioni, sia quando era “in Italia”, come si diceva, sia quando era nell’Artea America Latina o altro, ho avuto modo di intervistarlo e interpellarlo per il mio lavoro.
Anzi, ricordo che ricordavamo spesso una simpatica battuta che lui mi fece quando eravamo all’inizio del rapporto e io, giovane pischello dell’Ufficio Stampa, lo inseguivo con caparbietà per farmi raccontare o spiegare alcune cose di prodotti e mercati di cui lui era responsabile. Mi diceva: “Gli esperti di animali ‘esotici’ dicono che esistono animali che attaccano l’uomo solo se sono affamati o provocati, come il leone, e animali che invece attaccano ‘a prescindere’, come la tigre. Be’, tu sei un animale tigre…”
Le caratteristiche ben dipinte da Gianni purtroppo erano molto appannate negli ultimi anni sofferti della sua vita e della sua malattia invalidante. Il “tombeur de femmes” magari non c’era più, ma il signore è sempre rimasto.
MASSIMO SAMAJA
Anche qui concordo con Gianni, il quale ha però dimenticato di includere nelle tappe di carriera la posizione di Direttore Commerciale di Gruppo, che ha ricoperto per un tempo non indifferente.
Anzi, una delle cose che mi avevano colpito era come quest’uomo, così schivo, brusco, a volte addirittura un po’ chiuso, sfoderasse un carisma eccezionale con i tanti, diversi e non sempre facili direttori di consociata. Lo stesso valeva naturalmente quando era a capo dell’organizzazione commerciale italiana, coi direttori di Area e di filiale
Il suo carattere un po’ ruvido venne fuori quando mi “accusò” di non dare adeguato risalto sulla stampa alle numerose brillanti applicazioni di sistemi Olivetti (mi pare che si riferisse soprattutto all’Italia, ma forse anche alle attività globali).
Gli risposi che lo avrei fatto volentieri, se solo mi avesse fatto sapere, lui e/o i suoi, quali erano, dove erano ecc. ecc.
Era così, infatti, ma da allora la musica cambiò e la collaborazione fu lunga e fruttuosa.
Credo in questo senso di avere avuto un qualche ruolo nella “educazione alle relazioni pubbliche” di uno dei nostri manager chiave-
Certo non mi è stato mai facile evitare accuratamente le interviste, che lui odiava, e alle quali difficilmente, per il suo incarico, i pretendenti rinunciavano…
Un episodio gustoso ma che mi fece anche tremare fu quando, per soddisfare la sete della maggiore rivista italiana d’informatica, la scelta di Samaja, allora Direttore Divisione Italia, cadde su Odoardo Maggi.
Non ricordo se fu proprio lui a scaricare su Maggi l’odiata incombenza di farsi intervistare, o fui io che suggerii Maggi grazie alla sua funzione (Marketing Strategico) che mi permetteva almeno sulla carta di offrire in pasto un personaggio adeguato.
In realtà mi veniva detto che Maggi “si occupava di incentivi”, ma ci provai lo stesso. L’abilità di Maggi nel rispondere a mezza bocca, aggiunta, diciamo la verità, alla mia di mestiere, consentirono comunque di tirar fuori del materiale decente per la rivista.