di Giuseppe Silmo
Venerdì 28 ottobre, una bellissima serata alla Trappa.
Come i monaci Trappisti ci siamo ritrovati in 28 nel Refettorio Trappista, più o meno nella disposizione con cui i monaci consumavano i loro frugali pasti.
Per me, come penso per altri, è stata una grande emozione.
Mai avrei pensato che quando, facendo seguito alla ricerca per la scrittura del libro sulla Trappa, in base alla documentazione sull’ordine Trappista, alla disposizione planimetrica e alle scritte e raffigurazione sui muri, avevo denominato i vari ambienti, avrei proprio partecipato con gli altri amici, novelli Trappisti, a una piacevolissima cena nel loro Refettorio.
Una magnifica bagna cauda, la migliore che abbia mai gustato, arricchita dalle morbidissime e buonissime patate della Trappa, è stato il piatto forte e unificante della cena.
Poi un incredibile colpo di vita, la Sala Capitolare trasformata con uno stupendo gioco di luce blu trapuntata da tante piccole luci di vari colori, in un luogo di danze, dove, nell’oscurità, avvolti e punteggiati da puntini luminosi ognuno danzava. Bella e inconsueta scenografia, dove i frati cantavano i loro salmi e recitavano al Superiore le loro confessioni ricevendone pene e ammonimenti.
Buio e luci ci hanno accompagnati uscendo nel profondo blu della notte stellata, dove una luminosissima stella, o pianeta, era fissa proprio di fronte alla Trappa, dietro, nascosta in parte dal Mombarone spuntava la Via Lattea.
Un profondo senso di pace avvolgeva tutto, laggiù lontanissimo in fondo alla valle alcune luci, che non disturbavano affatto, ma semplicemente sottolineavano la pace in cui eravamo immersi.
Questa serata ha per me ancora una volta sottolineato il senso di pace che la Trappa sorta nell’area di Vaneij mi ha sempre infuso. Vaneij non è però un posto qualunque, in mezzo a una conca verde, con il Mucrone che la sovrasta con la sua maestosità, ha una sua bellezza e atmosfera che infonde una profonda quiete. Uno di quei posti dove viene spontaneo fermarsi, guardare intorno e pensare, ma è anche luogo di passaggio di mulattiere che portano ai valichi verso la Valle d’Aosta. Sicuramente un posto dove i viatores si sarebbero fermati, magari davanti alla cappelletta, accanto alla mulattiera poco al di sotto della Trappa, sorta nel Cinquecento, con sulla parete centrale la Madonna con il Bambino, che sembrerebbe ispirarsi alla Madonna della Seggiola di Raffaello Sanzio.
Non è l’unico segno di spiritualità che ispira il luogo, un altro segno è il masso con un pugnale sacrificale, trovato durante i lavori per la pista di accesso alla Trappa, che ci porta lontano nei secoli, come lo sono gli altri esempi di massi incisi, ancora più antichi, che si trovano nella conca del Mombarone.
Questo non è un libro sulla Olivetti, ma un libro di un olivettiano doc che è anche un prolifico narratore di episodi legati alla Olivetti e al Canavese. La Trappa di Sordevolo si trova in effetti in provincia di Biella, raggiungibile da Ivrea scavallando la grande Serra Morenica ad Andrate. Biella e i suoi territori sono intrisi di ricordi olivettiani e la strada di -Andrate ha visto per moti anni un importante traffico di pendolari biellesi che venivano a lavorare ad Ivrea, come pure di famiglie canavesane che alimentavano in senso inverso il turismo verso la “città della lana” e i suoi dintorni.
Grazie Mauro
Hai fatto proprio ciò pensavo avresti fatto.
Volevo portare un po’ di serenità e ottimismo verso il futuro per noi olivettiani non più giovani e rispondere in qualche maniera a Gianni
La precisazione di Mauro è essenziale per capire l’intervento. Le parole di Giuseppe sono musica per le orecchie, o per gli occhi se volete, di chi come me è profondamente legato al territorio canavesano e zone limitrofe per la lunga frequentazione (anche se la base di lavoro era Milano) e le amicizie colà tuttora coltivate.