di Gianni Di Quattro                                           

Quando si entra nella ultima stagione della vita, si capisce che non si possono fare le cose che si facevano una volta, le speranze di vita si accorciano, la voglia di competere si scioglie, si cerca di adattarsi a dove si è arrivati, assume un grande e vitale significato il valore dei ricordi.

Ricordare è una parola bellissima, è il valore umano che consente di legare tutte le fasi della nostra vita, di rivedere momenti e risentire emozioni, capire cosa abbiamo fatto e come è stata la nostra vita.

Quando la vita scorre velocemente, quando impegni, lotte, desideri si rincorrono non c’è tempo per ricordare, non si ha voglia e poi la nostra memoria è solo parzialmente occupata, siamo nella fase in cui essa si riempie, il nostro sistema operativo organizza come collocare e con quale evidenza le cose che andiamo facendo.

I ricordi inoltre sono direttamente collegati agli scenari che ci circondano, nel senso che più questi scenari sono tristi, violenti e anche preoccupanti e più i ricordi aiutano a vivere perché creano intorno a noi una nuvola che ci consente di staccare lo sguardo dalla attualità e di tuffarci invece nella nostra vita passata, negli ambienti che ci sono stati familiari e negli amici con i quali abbiamo condiviso pensieri e storie.

In questi tempi che non offrono molti motivi di allegria, di speranza e che sono grigi, voglio dire pieni di paura e di solitudine, senza avventure e senza cultura, dove di bellezza quasi non se ne parla, i ricordi per le persone anziane, quelle che hanno un passato molto più grande del futuro, sono la sussistenza umana più importante.

 

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