di Gianni Di Quattro
Adriano per sua natura era molto sensibile e attento ai temi della comunità che lui percepiva a livello locale e nazionale. Ha dimostrato in tanti modi questo suo interesse, avviando la fabbrica di Pozzuoli, il primo investimento di una impresa del Nord nel Mezzogiorno del paese, collaborando a studiare e finanziare progetti culturali come quello che riguardava Matera. Lui credeva negli uomini e quindi nelle comunità di uomini e pensava che fosse dovere di tutti gli operatori economici partecipare a promuovere e far vivere le comunità, naturalmente a partire dalle istituzioni del paese. In questo modo poteva crescere l’uomo, poteva esso trovare il lavoro, la sua dignità, la sua cultura, coltivare i sentimenti verso la bellezza come strumento di evoluzione.
Da questa sua natura e cultura nacque il concetto di “comunità” sul quale ha lungamente scritto e riflettuto e che ha rappresentato una parte integrante del suo essere imprenditore, che ha contribuito a costituire quella che poi si chiamò la cultura Olivetti, il modo di gestire, di essere dell’impresa, il come pensare a fare impresa insomma.
Non tenere conto di tutto questo quando si esaminano le sue decisioni aziendali, anche le più controverse, le sue scelte riguardanti gli uomini soprattutto, ma anche le strategie aziendali, la definizione del ruolo internazionale dell’impresa, forse la prima del paese a volerlo essere, sarebbe sbagliato e non consentirebbe di capire davvero il percorso non solo dell’uomo Adriano, ma anche della sua impresa.
Per tutto questo decise di fare di Comunità un partito, di cercare di far sentire la sua voce non solo attraverso canali culturali ed editoriali, ma anche politici, di cercare di sensibilizzare la politica di allora a riflettere su che tipo di società bisognava costruire, su quale base rendere concreta la democrazia che il nostro paese stava conoscendo dopo la guerra e precedenti periodi oscuri. E pensò che qualche persona direttamente in Parlamento avrebbe potuto dare un contributo importante. La sua decisione di competere politicamente fa parte in altri termini, del personaggio Adriano, non si potrebbe capire tutto il resto senza capire questa sua mossa, questa sua interpretazione della sua umanità e del suo essere globalmente quello che era.
Penso che quando si parla di Adriano e di quello che è stato non si può tagliare a fette la sua vita e giudicare le cose che ha fatto in modo separato, credo che le scelte che ciascun uomo prende nella vita sono sempre integrate, fanno parte della persona in modo conseguente. A maggior ragione questo vale per un grande protagonista come Adriano Olivetti, una persona che guidato dalla sua cultura, dalla sua sensibilità e dalla sua capacità di immaginare il futuro ha lasciato un’opera che va vista nel suo complesso perché fa parte di un unico disegno umano, professionale, sociale e culturale.
Grazie Gianni per questo tuo nuovo assist. Aggiungo una riflessione. Da lettore di biografie e carteggi epistolari di scienziati, scrittori, politici, imprenditori, cito la biografia di Adriano scritta da Valerio Ochetto, Comunità 2013. Qui credo di avere fatto l’occhio sul come e il quando, avvengano nella vita reale, gli snodi, i tornanti e le scoperte che poi hanno prodotto ricadute sulle nostre biografie di lavoro. Qualche esempio: è nel 1927 (Adriano ha 26 anni) che avviene il passaggio da 12 ore a 4,30 nel montaggio delle mps, passando da tre a otto fasi, realizzato da operai, tra questi Capellaro e altri (p.51); è nel 1933, durante il periodo in cui visse a Milano che, attraverso la moglie Paola Levi, conosce designers, grafici e gli architetti Figini e Pollini ‘allievi’ di Le Corbusier; è nel 1944 che, scrivendo in Svizzera l’Ordine Politico delle Comunità (prima si chiamava Memorandum) , Adriano ha bene in mente le idee dei filosofi francesi Maritain, teorico della conciliazione tra cristianesimo e democrazia e Mounier, profeta dell’incontro tra cristianesimo e socialismo (p.114). Se poi qualche lettore, io fra questi, si fosse chiesto le ragioni delle sue attenzioni per argomenti di natura non scientifica, è nell’opera di un grande poeta, Rainer Maria Rilke che leggo un pensiero che può valere anche per Adriano Olivetti: “Fortunatamente io non posseggo affatto facoltà medianiche, ma non esito neppure un istante a ritenermi a mio modo aperto a quelle forze senza fissa dimora e delle quali incessantemente godo o soffro la familiarità” (Lettera a Nora, Château de Mozot, 11 agosto 1924)
Un cordiale saluto a tutti