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Ora capisco che cos’erano quelle scuse di qualche giorno fa… In effetti la mail non mi è mai arrivata…. cose che succedono
la verità è che ormai pochi leggono le email e quelli che le leggono anche se non aderiscono non si preoccupano di comunicarlo…… certo poi ci sono quelli che…..diciamo che non sono abituati a rispettare chi si da da fare per tenere viva una comunità, una umanità, i nostri ricordi, le nostre esperienze, le nostre amicizie……è un mondo che va così oggi… a tutti dobbiamo volere bene a prescindere… ma magari se lo capissero tutti…..
Il mio mondo lavorativo (stavo per scrivere di divertimento) è iniziato pressochè parallelamente
Il mio mondo lavorativo ( come stavo dicendo prima di picchiare su un tasto inappropriato) è iniziato pressoché in parallelo al vostro ‘Olivettiano’. Io infatti venni assunto nel ’61 alla OLIVETTI LABORATORIO RICERCHE ELETTRONICHE con sede a Borgolombardo (‘un brutto posto a Sud di Milano’ da PROGRAMMA 101′ di Pier Giorgio Perotto).
Certo, tutti sapevamo che a Ivrea costruivano macchine da scrivere e da calcolo ma il nostro mondo poco o nulla aveva a che spartire….anzi, si dice che corressero voci mica troppo belle indirizzate a quel gruppetto di scienziati che da poco avevano iniziato – su consiglio di Enrico Fermi – a studiare ‘un calcolatore elettronico’ lasciando perdere gli studi già finanziati sul ‘sincrotone’.
“La realtà dei fatti era che i ricercatori di Pisa erano mal tollerati dall’establishment di Ivrea e considerati più o meno personaggi che andavano a caccia di farfalle e che, nella migliore delle ipotesi, non avrebbero mai concluso nulla” cos’ lasciò scritto l’Ing, Perotto.
Il mio esordio nella Olivetti L.R.E. era iniziato nell’anno scolastico ’59/’60 quando anziché far laboratorio tecnologico presso la sede scolastica, la scuola ci distribuì in varie aziende tutte di alto profilo…ed io nel ’60 venni destinato per l’appunto alla OLIVETTI L.R.E. che da un paio d’anni da Berbaricina, nel Pisano, si era trasferita per l’appunto a Borgolombardo. In pratica si trattava di una sorta di stage….ci faceva conoscere la vita aziendale….il rispetto degli orari….dei superiori….insomma c’era veramente molto da imparare. Si andava solo una volta alla settimana, al venerdì e l’azienda ci dava 1.000 lire per le spese di trasporto che dovevamo sostenere. Allora non potevo immaginare che l’anno successivo venissi chiamato dall’Ing. Guido Gobbi per un colloquio: sei assunto…farai il disegnatore…ma Ingegnere io non so disegnare!!… imparerai, imparerai.
E mi permetto di riportare alcune righe di quanto mi ha scritto il Dottor Renato Betti per il mio libro ‘GENERAZIONE INFORMATICA ITALIANA’ che ho prodotto nel 20121 “E poi eravamo tutti giovani e alle prese con un compito unico in Italia. Si può sentire questa specie di orgoglio anche se in realtà si svolge una mansione semplice all’interno del gruppo? anche questo era lo stile Olivetti. i dirigenti avevano 30/40 anni e il capo, Mario Tchou, con la sua aria orientale. sembrava più giovane di tutti”
“perché le cose nuove si fanno solo con i giovani. Solo i giovani si buttano dentro con entusiasmo e collaborano in armonia senza personalizzazioni e senza gli ostacoli derivanti da una mentalità consuetudinaria” sosteneva l’Ingegner Mario Tchou.
E per me quell’ingegner Guido Gobbi scrisse – forse anche immaginando – la pagina di apertura di quel mio fantastico ultra trentennale tempo trascorso in azienda; tempi che mi ha visto diventar marito e Papà….tempo che mi ha omaggiato di amicizie profonde, indimenticabili ed ancor oggi presenti nell’animo. Mi dimisi nel dicembre del ’91, un atto d’orgoglio che pagai, e che ancora sto pagando molto caro. Ma credevo fosse una decisione giusta perché non apprezzavo il mio superiore e, visto che lui non se ne sarebbe mai andato, me ne andai io. Costituii una società di immagine e comunicazione della quale oggi è titolare una delle mie 2 figlie, opportunamente scolasticamente preparata. Ma quel mondo vissuto in azienda me lo custodisco gelosamente nel cuore ed ogni tanto, aprendo il cassettino, ci trovo dentro il ben di Dio. Oggi sono nonno e vorrei raccontare alle mie nipotine Angelica detta Ange e Matilde detta Maty un po’ della mia storia aziendale…ma siccome rischierei di tediarle, ho pensato bene di realizzare un libro…carta canta…ed io ci credo. Mi compiaccio e mi complimento con tutti coloro che fal del proprio meglio perché continui a luccicare quel granellino d’oro del quale ne siamo i ricchi ed indiscussi proprietari. Non so se anche nei vostri paesi dove risiedete succede, come qui a Brusuglio (il Manzoni è stato un compaesano) che quest’anno abbiamo un anno in più di quello del 2021! e che un altro anno in più lo avremo nel 2023!!!
Succede anche nei vostri paesi?
E con l’inesorabile trascorrere del tempo, le nostre fila si stanno assottigliando ed i nostri ricordi si stanno annebbiando.
Un grande grazie e lode lo meritano tutti coloro che ‘seguttano’ (dire continuano sarebbe troppo facile!) a non far dimenticare quel nostro leggendario mondo che non solo non ‘è più…ma che par che nemmeno sia mai esistito.
A proposito, prima di chiudere, ricordo che ho realizzato e ne ho ancora delle copie disponibili, il libro ‘GENERAZIONE INFORMATICA ITALIANA’ nel quale, dal mio modesto punto di vista posso testimoniare come sia stato ‘fantastico’ il nostro viaggio aziendale.
Vorrei concludere offendendo quella stolta classe aziendale e politica che ha permesso quel brutale finale, generando un danno non solo al nostro tricolore ma al mondo intero.
L’Emilio Uggeri (se interessati al mio libro scrivetemi uggeri.emilioçgmail.com…vi fornirò tutti i riferimenti necessari).