di Peter Farrell-Vinay
Africa in partes tres divisa est. E nella parte centrale c’è un paese che si chiama Zimbabwe. Prima che diventasse indipendente si chiamava Southern Rhodesia ed era una colonia britannica.
Nel suo governo c’era un Ministero della Finanza in cui c’era il “Dipartimento del Comptroller ed Auditor-General”, ed in questo Dipartimento c’ero io, un ventenne. Il mio compito era (col mio capo) di controllare i conti di due ministeri: quello dei bianchi e quello dei negri. In più dovevo, ogni tanto, assicurarmi della presenza dei vari beni come per esempio i calcolatori. Il Governo ne usava tanti. Per ogni ufficio di ogni ministero c’era un Registro dei Beni sul quale controllavo l’esistenza dei beni da me constatati come esistenti da cui potevo vedere se c’erano beni mancanti.
Durante l’ora di pranzo giravo in città vicino al mio ufficio. Un giorno vedevo in un negozio di seconda mano, un calcolatore identico a quelli usati ovunque nel Governo. Ci voleva poco ad entrare, controllare che il calcolatore funzionasse, chiedere il prezzo e girarlo un momento per vedere il numero di serie scritto al fondo.
Poi, uscito dal negozio, scrivessi il numero di serie e tornato in ufficio telefonai all’importatore per sapere a chi avessero venduto questa macchina. Dopo pochi minuti mi ritelefonavano per dire che era parte di un grosso furto dal loro magazzino e dov’è che l’hai visto? Raccontavo la storia e guardavo dalla finestra del mio ufficio al negozio. Dopo cinque minuti arrivò la polizia e il negozio da allora in poi rimase chiuso.
Peter Farrel-Vinay ha lavorato in Olivetti R&S a Ivrea dal 1977 al 1983; si è occupato della stesura di manuali tecnici e del miglioramento dei processi di sviluppo software (si ricorda ancora l’italiano, ma forse considerata l’epoca si trattava di macchine da calcolo!). Ora vive in Gran Bretagna.