Come tanti altri amici e colleghi mi piace far parte di “olivettiani.org” perché so che in Olivettiani siamo tanti che abbiamo fatto lo stesso percorso di vita professionale, tanti che ci siamo emozionati per i valori dell’azienda in cui abbiamo lavorato, tanti che abbiamo qualche volta anche sofferto, non tutte le ciambelle erano bucate, e tutti – infine e soprattutto – ci siamo addolorati, incavolati per la fine dell’azienda, una fine che molti di noi hanno ritenuto ingiusta e volgare.
Dunque, mi fa piacere di far parte di olivettiani, partecipare all’evento annuale in cui ci vediamo, ci riconosciamo, ci ritroviamo e speriamo che il covid ci consenta di riprendere al più presto questa abitudine. Infatti, purtroppo non si poteva che sospendere l’iniziativa data la situazione.
Mi fa anche piacere scrivere per la newsletter di Olivettiani, richiamare qualche ricordo, qualche amico, qualche tempo felice o semplicemente prendere lo spunto per inventare una storia. Insomma, scrivere, raccontare, polemizzare, in Olivettiani è come avere l’impressione di essere con gli amici, mentre prendiamo insieme un caffè o pranziamo ricordando e confrontando le nostre storie.
Ho, tuttavia, notato che pochi intervengono, pochi commentano, pochi propongono loro storie o storie comuni, pochi amici sono disponibili a dialogare. Perché? mi sono chiesto, forse timidezza, forse poca voglia di aprirsi, disinteresse per quello che altri, come me, cercano di dire, poca voglia di utilizzare la newsletter e il sito come una lavagna, un punto in cui ci possiamo incontrare, lasciare messaggi, ricordarci, fare proposte.
Non lo so, tutto può essere. Io voglio solo dire agli amici che sarebbe bello essere più presenti; abbiamo la fortuna di avere a disposizione un punto di incontro, magari virtuale, ma un punto di incontro dove come in un ipotetico tazebao possiamo incontrarci e soprattutto far incontrare le nostre idee e i nostri ricordi. Poi mi sono detto che forse è la mia eccessiva presenza che disturba e che forse è meglio che io diradi la mia presenza lasciando lo spazio ai pensieri e alla fantasia di altri, di tutti. Bene, così farò, è una promessa. Un abbraccio.
Gianni Di Quattro
Assoluttamente no caro gianni.
Le tue opinioni sono molto apprezzate. La tua esperienze e le tue idee sono importante. Per che smettere di sprimerle?
Qualcuno ti ha criticato o sei tu stesso per abbondanza di modestia che ha decisso di farlo?
Per me che penso d”essere magari uno degli ultimi formati all’olivetti che ancora rimane come capo di una ex consociata dell’azienda ( royal inc, in nord America e messico) il lavoro per olivetti per piu di 30 anni e’ stato vitale. Ricordo dall’altro che sei stato il primo,assieme a elserino piol,chi ho conosciuto quando apena arrivato in canada mi avete offerto,lasciandomi esterrefatto, di venire a lavorare al marketing d’ivrea.
Il nostro caro nicola colangelo, capo del canada,mi trattiene li con felicissimo seguimento nel area commerciale.
Cosi’ caro gianni, non smettere adesso di orientarci. Hai tutta la credibilita del mondo.
Caro Gianni,
ti leggo sempre con simpatia e qualche volta, raramente, intervengo. Non siamo né distanti né pigri: quando ci siamo conosciuti in Olivetti, eravamo due ragazzini mentre oggi ho ottantasei anni. E così la più gran parte di noi.
Leggiamo con piacere e ci sentiamo in compagnia, poi il peso degli anni ci chiama altrove. Un caro saluto, Mario
caro Mario, ricordo i nostri primi passi, la nostra conoscenza, considero le amicizie, come la tua, la cosa più bella della mia vita. hai ragione andiamo facendoci compagnia il più possibile, hai ragione un abbraccio
caro Di Quattro,
ricordando i tempi delle visite alla “ITALCEMENTI” ti prego di continuare con i tuoi ricordi.
saluti
Tassan
caro Giancarlo, ricordo quei bei momenti, le visite a Mario Muller della Italcementi, il resto del bergamasco, gli spaghetti…..
caro Sal, ricordo perfettamente quello che dici, da sempre, da quei momenti è nata la mia stima per la tua umanità e il tuo impegno e la mia amicizia per te e sono fiero di avere dato una piccola mano, quel poco che potevo fare. poi io e te abbiamo condiviso un caro, un carissimo amico, parlo di Nicola di cui ancora sento la sua mancanza. un abbraccio
Giusto, ma per invitare tutti a commentare occorre essere interattivi non monodirezionali , non ho mai letto un tuo intervento in risposta a qualcuno.
scusa hai ragione, ma non l’ho fatto per partito preso o per non volere il dialogo. comunque chiedo scusa, cercherò se posso nel futuro di essere più attento
Caro Gianni,
mi dispiace che tu intenda diradare la tua presenza (ti prego di non farlo) la quale non disturba affatto, anzi dà colore e simpatia ad olivettiani.org. E’ quello che deve essere il tuo carattere molto cordiale e il tuo atteggiamento molto “estroverso” che secondo me ti hanno spinto sinora a fare molti interventi davvero piacevoli, oltre al tuo amore per l’azienda dove hai trascorso molti anni.
Semmai ti prego di considerare l’obiezione di Luciano Martocchia il 18/4 u.s. in risposta ad un tuo intervento, che se non mi sbaglio fa notare che i tuoi bei ricordi sono quasi totalmente relativi ai periodi felici di Olivetti e tu non hai mai espresso davvero i tuoi ricordi relativi a quella fase negativa sino a quella finale.
Mi interesserebbero (e probabilmente anche ad altri) tuoi interventi relativi a tale decadenza con ricordi e considerazioni relativi al periodo dagli anni ’80-’90 che hanno determinato/accompagnato la fine dell’azienda amata.
Sulle altre tue osservazioni nell’intervento di oggi è vero che pochi propongono le loro storie: credo che siano valide alcune tue ipotesi: poca voglia di aprirsi o ricordare episodi che coinvolgono colleghi e capi, talvolta in vicenda che si preferisce tenere riservate.
O magari forse perchè noi in maggioranza probabilmente siamo più “introversi” di te.
Anche se sarebbe bello considerare il sito come una lavagna o un punto di incontro come hai scritto tu.
Ad es. per quanto mi riguarda ho ottimi ricordi dei capi molto in gamba che ho avuto in 23 anni di azienda, da Agostinucci, a Piol, a Mercurio, a Cassoni che mi ha convinto ad andare per qualche anno in Francia, a Pescarmona, ma non me la sento di evocare le relazioni che ho avuto con loro per un senso -magari eccessivo – di riservatezza.
Tenendo presenti i tuoi interventi potrei cercare di raccontare episodi che mi hanno coinvolto in quei lunghi anni. Non l’ho ancora fatto ma ci penserò.
Mie conclusioni verso di te: non interrompere i tuoi graditi interventi e ti chiedo se puoi -.citarne qualcuno da cui traspaia la triste decadenza aziendale, magari insieme a giudizi sui relativi motivi.
Carissimi saluti
caro Federico, grazie delle tue parole e del tuo giudizio, bello ritrovarti. bello questo contatto, vediamo di svilupparlo, pensaci, con la amicizia di sempre e in ricordo delle nostre vecchie discussioni
Carissimi tutti
Sono Antonino Cappai e mi reputo un Olivettiano a 360gradi, anche se a onor del giusto devo dire che lo stipendio non me lo ha mai dato la Olivetti ma dei concessionari, cosi chiamati, prima dal 1978 al 1980 un concessionario di filiale poi dal 1980 al 1987 un concessionrio di sistemi ,SG. la mia occupazione è smpre stata nell’assistenza tecnica.
ho iniziato con le logos ,tutte , fotoriproduttori copia 1000-1400-1700-3000 per poi passare alle più blasonate Audit 5/6/7 -Bcs -M24/30/40 etc.ect. dal ’87 a oggi ho una azienda stesso settore ( ahimè)
questa lunga introduzion per esprimereun mio parere sulla mancata partecipazione ai commenti, intanto resta valido il concetto che “la storia la scrivono i vincitori” quindi competere con dirigenti e responsabili della diretta è cosa ardua. già quando sono cresciuto nelle fila di concessionari eravamo motivo di sberleffi in quanto noi consgnavamo i prodotti montavamo i mobili su cui collocarli e poi installavamo le macchine,(a volte si faceva anche l’impianto di alimentazione) intendiamoci ad alcuni poi la puzza sotto al naso è passata. io comunque mi sono sempre sentito e ancora adesso un Olivettiano doc. ho un laboratorio dove ancora riparo le m.p.scivere e verie , mi inebrio degli odori del petrolio bianco e di quei profumi che si sentivano nei laboratori meccanici, poi elettromeccanici. ricordo i corsi di formazione stac con i manuali elea. il corso della A5 lo feci a Brescia con Albanese (mitico) poi altri a Piacenza insomma mi emoziona parlare di quel periodo. possiedo una innumerevole quantità di prodotti, ricambi, me li guardo li tocco e la mente vola. per cui sto divagando quindi concludo : se non si interviene a volte è perche condividere piccoli pensieri con ingegneri ,Progettisti, direttori megadirettori crea un pò di disagio,ma nella storia ci siamo anche noi.
Saluto tutti e forza paris.
Antonino Cappai, Cagliari
Antonino, bello il tuo pensiero, non so di quei tempi, io ho vissuto con con concessionari e collaboratori, ne ho fatti quando si facevano quelli di città a parte quelli esclusivi, ricordi? comunque acqua passata, scusa per conto di quelli che allora non avevano capito, voglio non avevano capito di essere olivettiani
Carissimo Gianni, quanto tempo che non ci vediamo! Accolgo il tuo invito, e condivido alcuni ricordi tratti da un mio racconto pubblicato alcuni anni fa, anche se con obiettivi diversi. I nomi e le localita’ non vengono quindi menzionati, ma penso che molti di noi riconosceranno i luoghi e lo spirito di quel tempo. (lo allego qui sotto perche’ non sapevo bene dove farlo (-;; )
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Le citta’ (da ‘Gli Alberi Bianchi’)
Io so tutte le Citta’ e i Paesi, i ristoranti di risa e di voci ovattate dalle mille lingue, i canali le barche i parchi e le strade, le aziende e gli uffici dove viaggiavo per lavoro. Banconote e monete tutte diverse, dai cambi divenuti ormai abituali. Aerei con servizi non piu’ conosciuti, cognac e sigaro a bordo e brindisi a champagne, da solo nel mio posto, il sorriso con la hostess a conforto.
E atterrare sotto le scosse sbandando nel vento, godendo del fremito dell’avventura. Intenso lavoro, e turismo a tappeto la sera a tutto conoscere, e recuperare il lavoro di notte, ubriaco del vino alla cena.
Troppo brevi le soste per le donne o l’amore, o forse ero soltanto io che non ne ero capace. Un brindisi da un tavolino, forse domani, mentre io ripartivo.
Ricordo il sole radente del Nord, cristallina la luce, tagliente come il Mediterraneo non conosce. Lavarmi all’aperto fuori dalla baita al mattino d’estate, sopra la neve dei mille metri di quota su quelle montagne tonde ed antiche. I cervi nel parco vicino alla mia casa in affitto e i pulcini dei cigni nello stagno, stupendi batuffoli grigi, ancor prima di diventare i famosi anatroccoli dal collo storto. E la serenita’ della mia ragazza di Copenhagen con cui vivevo quel tempo, e chissa’ perche’ ho lasciato per tornare da una famiglia che non mi voleva.
Su di un aereo locale una ragazza mi mastica accanto palline marrone che prende da una scatoletta di latta. Mai viste. Sono tabacco misto a frammenti di vetro per far penetrare meglio nelle gengive l’euforia del tabacco, si fa per dire euforia. Sotto di noi, a mezzogiorno, la nebbia ricopre ancora l’acqua scura dei fiordi.
Amavo vivere i Paesi dall’interno, adeguandomi totalmente ai loro costumi. Niente ristoranti italiani quindi, ma aringhe marinate con marmellata al mattino, oppure tapas per strada a notte fonda, e boccali di birra ovviamente all’ Hofbrauhaus o nei giardini di Monaco.
Fuori dalle finestre dei miei alberghi le auto scorrevano lungo tangenziali di cui solo intuivo il percorso, chiuso dietro quei vetri spesso serrati e inapribili, che ogni volta tentavo di far sbloccare al mio arrivo per poter respirare l’aria di fuori, quella vera, ed evitare l’ottuso condizionatore dagli occhi secchi e arrossati al mattino. Eppure viaggiare era bellissimo. I miei aeroporti e i check-in, i negozi i ristoranti ed i taxi, immergendomi dentro vite sempre diverse. […]
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Contrariamente a quanto avviene su molte reti sociali, la pubblicazione di un nuovo articolo deve essere approvata dal gestore del sito. Occorre inviare il testo e le eventuali immagini di supporto via posta elettronica a info@olivettiani.org (vedasi la pagina Utenti/Istruzioni)
caro Carlo, allora siamo d’accordo come ci siamo parlati, fammi sapere e ci vediamo presto. grazie di questo contatto e delle tue parole, mi ha fatto molto piacere
caro Di Quattro,
mi ricordo molto bene di te, di Palazzolo, di Samaia e mi fa piacere leggere i tuoi commenti.
Hai ragione nel chiedere che anche gli altri si facciano vivi.
Per la verità un commento io l’ho mandato, ma evidentemente non è stato ritenuto degno di pubblicazione e questo non mi ha incentivato a mandarne altri. Peccato perchè nei 10 anni passati in Olivetti, fino al 1984, io visto e vissuto molto che è ancora ignoto al grande pubblico.
Mario Gabbrielli
Il nostro piccolo sito amatoriale ha i suoi limiti e ovviamente non è monitorato con continuità; quindi può capitare che qualcosa vada storto o qualche notizia sia trascurata (del tutto involontariamente). A me risulta un articolo, inserito il 15 marzo 2021, intitolato “Un piccolo aneddoto di vita olivettiana” che si può leggere qui.
Sì, ce l’ho perfettamente presente anch’io. Anzi, mi ha suscitato anche qualche analogo ricordo. Magari ne parlerò.
caro Mario, grazie per ricordarti, grazie per esserci se vuoi e puoi, ricordo tante occasioni in Olivetti quando io ero in Messico ricordi? e poi in BNL un caro saluto, lieto del tuo contatto
Caro Gianni, continua così: i tuoi racconti sono un appuntamento molto gradito, che non hanno bisogno di nessuna pre-autorizzazione.
Avevo scritto un lungo commento al tuo ” Marketing, 6° piano “, dove mi hai citato, ma l’ho perso perchè non ho cliccato INVIA. Cercherò di ricostruirlo.
Un abbraccio e buona domenica.
caro Claudio, la Olivetti ci ha fatto conoscere ma la nostra amicizia anche quando tu hai cominciato al di fuori a salire gli scalini di una bella e meritata carriera mentre io ero sempre a tirare carretti e a difendermi….dobbiamo vederci presto anche con Massimo appena la pandemia ce lo consentirà
Caro Gianni,
è sempre un piacere leggerti!
Continua che, come me che sono un pò pigro, anche molti altri olivettiani apprezzano le tue belle storie e vorrebbero continuare a leggerle!
Gian Carlo Zenere
Gianni, che tu smetta di stimolarci, provocarci, parlarci… non se ne parla nemmeno!
Ma soprattutto vorrei dire: a parte questa serie ricchissima di commenti, tutti abbiamo visto come la rete che tu hai lanciato, anzi le reti che lanci, abbiano smosso il nostro sito come mai prima d’ora. Portando alla ribalta molti “sleeping members”!
Abbiamo più volte, tu, io, Mauro e gli altri che costituiscono il nucleo “fondatore”, invitato i colleghi a scrivere, a condividere, a proporre… Ma abbiamo sempre riscosso un successo modesto.
Le tue iniziative invece ci hanno scosso. Certo potremmo tutti fare di più, ma mi pare un bel successo.
Non si può nemmeno dire che siano proprio sempre i soliti a scrivere/commentare.
Un’ultima osservazione, rivolta a Gianni, che peraltro sicuramente non ne ha bisogno, ma anche agli altri lettori/scrittori. Continuate/continuiamo a riandare sui post anche di qualche tempo fa: può darsi che nel frattempo si sia aggiunta qualche voce e quindi si siano create nuove opportunità di intervenire. Io ad esempio sono uno che non sempre reagisce immediatamente perché magari in quel momento sono preso da altre cose, ma poi prima o poi… esco allo scoperto.
caro Ugo, grazie e speriamo di parlarne di presenza presto con Mauro
caro Di Quattro,
completo il commento ricordando gli spaghetti aglio e olio oltre alle visite alla “ITALCEMENTI” e ti prego di continuare con i tuoi ricordi.
saluti
Tassan
Caro Gianni, rispondo alla tua ultima in cui ci comunichi di voler diradare i tuoi interventi. Personalmente mi sento in colpa per questa tua decisione perchè sono uno di quelli che non partecipano in modo attivo alle attività di Olivettiani. E per questo ti scrivo.
Vedi, Gianni, benchè abbia un meraviglioso ricordo per quei trent’anni passati in Olivetti, in aggiunta a questi ho altri quarant’anni di vita spesi in modo altrettanto indimenticabile e pieni di soddisfazione in attività diverse in cui al centro c’era non solo l’istituzione (la scuola, la società sportiva, il servizio militare, l’organizzazione di volontariato, l’Olivetti ecc. ecc), ma anche i rapporti sociali con le persone.
Personalmente credo che tutti questi rapporti intrattenuti con una moltitudine di persone, colleghi, compagni di avventura, amici del momento, valgano e siano vivi nel momento in cui si esercita quella determinata attività.
Al termine di tutte queste vicende rimane un grande bagaglio di esperienze, che hanno formato il carattere di ciascuno, e un numero limitato di amicizie con le quali si è mantenuto, per affinità di carattere, per interessi comuni, per simpatia, un rapporto continuativo in cui c’è sempre qualche cosa da dirci, da discutere, da sperimentare.
Vedi Gianni, il punto è proprio questo, anche se i ricordi sono una cosa importante, è la quotidianità che rende vive le cose. Chiuso il capitolo Olivetti, rimangono i ricordi e la quotidianità finisce.
La sola cosa che ho in comune con il Gruppo Olivettiani è la Olivetti, con tutti i suoi risvolti, e ai vecchi “amici” di un tempo non saprei che cosa raccontare, perchè dopo la vicenda Olivetti la vita è continuata e loro non c’erano più.
Nella mia cerchia di amici-amici ci sono due Olivettiani, con i quali è proseguito un rapporto trentennale allargato alle famiglie e agli amici degli amici. Ovviamente talvolta affiorano anche i ricordi di Olivetti, ma abbiamo molto altro di cui parlare, e ti assicuro che se avessimo avuto come solo argomento di conversazione la Olivetti, la nostra amicizia non sarebbe durata così a lungo.
Quindi benvenga il sito Olivettiani e tanto riconoscimento alle persone che come te mantengono vivo un ricordo.
Sarei molto dispiciuto se tu decidessi di limitare i tuoi interventi sul sito, accetta questa mia come un contributo di discussione e motivazione di continuità.
Grazie Gianni, ciao.
Enzo
caro Enzo, sono lieto delle tue parole come olivettiano, perchè mi conferma tante cose. continuiamo, è un modo per arricchire la nostra umanità