Come tanti altri amici e colleghi mi piace far parte di “olivettiani.org” perché so che in Olivettiani siamo tanti che abbiamo fatto lo stesso percorso di vita professionale, tanti che ci siamo emozionati per i valori dell’azienda in cui abbiamo lavorato, tanti che abbiamo qualche volta anche sofferto, non tutte le ciambelle erano bucate, e tutti – infine e soprattutto – ci siamo addolorati, incavolati per la fine dell’azienda, una fine che molti di noi hanno ritenuto ingiusta e volgare.

Dunque, mi fa piacere di far parte di olivettiani, partecipare all’evento annuale in cui ci vediamo, ci riconosciamo, ci ritroviamo e speriamo che il covid ci consenta di riprendere al più presto questa abitudine. Infatti, purtroppo non si poteva che sospendere l’iniziativa data la situazione.

Mi fa anche piacere scrivere per la newsletter di Olivettiani, richiamare qualche ricordo, qualche amico, qualche tempo felice o semplicemente prendere lo spunto per inventare una storia. Insomma, scrivere, raccontare, polemizzare, in Olivettiani è come avere l’impressione di essere con gli amici, mentre prendiamo insieme un caffè o pranziamo ricordando e confrontando le nostre storie.

Ho, tuttavia, notato che pochi intervengono, pochi commentano, pochi propongono loro storie o storie comuni, pochi amici sono disponibili a dialogare. Perché? mi sono chiesto, forse timidezza, forse poca voglia di aprirsi, disinteresse per quello che altri, come me, cercano di dire, poca voglia di utilizzare la newsletter e il sito come una lavagna, un punto in cui ci possiamo incontrare, lasciare messaggi, ricordarci, fare proposte.

Non lo so, tutto può essere. Io voglio solo dire agli amici che sarebbe bello essere più presenti; abbiamo la fortuna di avere a disposizione un punto di incontro, magari virtuale, ma un punto di incontro dove come in un ipotetico tazebao possiamo incontrarci e soprattutto far incontrare le nostre idee e i nostri ricordi. Poi mi sono detto che forse è la mia eccessiva presenza che disturba e che forse è meglio che io diradi la mia presenza lasciando lo spazio ai pensieri e alla fantasia di altri, di tutti. Bene, così farò, è una promessa. Un abbraccio.

Gianni Di Quattro

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